Provincia alpina, Delrio dice sì

Ma gela tutti sul secondo livello

Il ministro in sala consiliare a Sondrio ha ammesso: «Caratteristiche evidenti»

Molto fermo sul respingere al mittente la richiesta di mantenere l’elettività

Sondrio

Sì al riconoscimento della specificità alpina, ma non un passo indietro sul secondo livello dell’ente Provincia.

Luci ed ombre dall’incontro con il ministro per gli Affari regionali e le autonomie locali, Graziano Delrio, in città per l’incontro, prima privato e poi pubblico, con i sindaci della valle sullo scottante quanto attuale tema del riordino prima e dell’abolizione poi delle Province, che proprio sul no alla richiesta di elettività ha gelato l’aula.

Sulla specificità montana il ministro ha detto subito sì - influenzato anche dagli incontri con gli amministratori di Belluno -, ma è stato altrettanto fermo nel rimandare al mittente la richiesta di ripensamento rispetto al secondo livello.

«Questa obiezioni sulla rappresentatività e l’autorevolezza dell’ente rispetto all’elezione diretta proprio non la capisco - ha detto Delrio dopo avere ascoltato con attenzione e pazienza tutti gli interventi - , perché tutte le più alte cariche dello Stato vengono elette in secondo grado. E non mi pare che il presidente Napolitano sia meno autorevole perché non eletto dai cittadini italiani. L’autorevolezza di un ente dipende dalla buona amministrazione, non dalla scelta di primo grado del suo amministratore. L’elezione di primo grado semmai rende più visibili. L’autorevolezza a mio avviso è un’altra cosa».

E così resta l’impianto del disegno di legge che , fintanto che non sarà completata la riforma costituzionale di abolizione delle Province, prevede il mantenimento dell’ente, amministrato da un presidente eletto - «e non nominato» ha specificato il ministro - dall’assemblea dei sindaci. Punto.

Delrio si è soffermato anche sull’altro punto critico: lo svuotamento delle funzioni. «La Regione Lombardia può continuare a fare come ha fatto finora, delegando tutte le funzioni che vuole alle Province» ha detto. Un aspetto rilevante e sul quale il ministro, che ha ammesso la poca chiarezza del disegno di legge in merito, ha particolarmente insistito. «Alle Province - ha ripetuto - possono andare tutte quelle funzioni che Regione e anche Comuni vogliono delegare. Nel disegno di legge noi abbiamo indicato solo il livello minimo, quelle competenze cioè che sicuramente devono essere in capo agli enti, ma c’è la massima flessibilità in materia in base alle esigenze e alle specificità dei territori».

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