Slow Food: «Il futuro in Valle?

Prodotti tipici e biodiversità»

Chiaro il messaggio lanciato al seminario di “Risc-food”. «Occorre ripensare le produzioni agricole con una vocazione multifunzionale»

PONTE IN VALTELLINA

Bisogna costruire un’economia territoriale dei prodotti del tipico e della biodiversità.

I consumatori locali ci sono, il mercato locale è disponibile all’acquisto, ma occorre che ci siano i coltivatori disposti a “tornare” alla terra in modo diverso rispetto al passato. In un’ottica di cibo buono, bello, pulito.

È questo uno dei messaggi lanciati al seminario di “Risc-food”, l’evento promosso da Punto.Ponte.

«Crediamo che, in tutta la regione e in particolare in Valtellina, la scommessa per uscire dalla crisi climatica ed economica sia far ripartire l’economia locale con la specificità del territorio - ha detto Lorenzo Berlandis, segretario Slow Food Lombardia -. È questo l’unico modo per ridare nuova speranza. La Valtellina vanta un territorio vasto e la presenza di tre presidi fra i più antichi quelli del Bitto storico, del violino di capra di Valchiavenna e del grano saraceno, che per quanto attraversino criticità o abbiano bisogno di rilancio, rappresentano il nostro fiore all’occhiello. C’è poi la biodiversità, enorme punto di forza su cui focalizzarsi».

Ecco che per Slow Food la ricetta è la messa in rete dei soggetti della filiera e la valorizzazione delle nuove aziende agricole. Tutto deve ripartire dalla terra.

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