
Sondriese morto contro una vettura
«C’è più sicurezza, ma non per le moto»
La scomparsa di Fascendini: la Polstrada ha indagato l’automobilista per omicidio stradale. Il comandante Livolsi:«Per chi viaggia su due ruote le conseguenze possono essere pesanti».
Tre morti in moto sulle strade lecchesi in dieci giorni: un bilancio pesantissimo e che fa temere il peggio per l’imminente stagione estiva. L’ultima vittima è Luciano Fascendini, 55 anni di Sondrio, considerato un motociclista esperto: qualche minuto dopo le 11 di domenica con la sua Yamaha R1 si è scontrato con la fiancata destra di una Fiat 500 che a Taceno sulla provinciale 62 stava svoltando a sinistra su una strada laterale all’altezza dell’ex Mobilificio Grattarola.
Questa la dinamica di quanto accaduto, tuttora al vaglio degli agenti della Polizia Stradale di Bellano, che hanno sequestrato entrambi i mezzi per ulteriori accertamenti e indagato per omicidio stradale il conducente della Fiat 500, un lecchese di 48 anni. Il magistrato di turno non ha disposto l’autopsia sul corpo del motociclista, a disposizione della famiglia per i funerali in programma mercoledì alle 15 nella chiesa di San Rocco nel capoluogo valtellinese.
Questo pesante bilancio in termini di vittime viene analizzato dal comandante della Polizia stradale di Lecco, Mauro Livolsi: «L’arrivo della bella stagione coincide statisticamente sempre, nel Lecchese come in tutta Italia, con un aumento degli incidenti con coinvolti i soggetti deboli della strada, cioè motociclisti, ciclisti e pedoni. La nostra provincia, con strade molto paesaggistiche sul lago e in montagna, si presta in modo particolare per le escursioni in moto e bicicletta».
«La verità - prosegue - è che la sicurezza ha fatto passi da gigante negli ultimi dieci anni per quanto riguarda gli abitacoli delle automobili: l’utilizzo delle cinture di sicurezza è rispettato quasi pienamente e gli airbag contribuiscono a evitare conseguenze gravi. Così non è per i motociclisti e i ciclisti. Certo, anche i caschi e le tute con relative protezioni di schiena, braccia e gambe sono tecnologicamente migliorati ma le conseguenze fisiche a cui viene esposto un motociclista, anche a velocità non particolarmente elevate, possono essere molto gravi se non mortali».
Il comandante della Polstrada di Lecco, Mauro Livolsi, raccomanda prudenza: «Per forza. La nostra battaglia è quella che combattiamo prima di tutto sul fronte della prevenzione con le campagne di sensibilizzazione nelle scuole e tra gli automobilisti. In questo momento la più importante che facciamo è quella contro l’utilizzo degli smartphone alla guida, un rischio enorme per tutti. Sosteniamo l’iniziativa “Guida e basta” promossa da Anas: guidare scrivendo messaggi o parlando al telefono è veramente troppo pericoloso».
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