Super chiusa: piange
anche la Valposchiavo

C'è chi si è ritrovato ad anticipare di un'ora buona la partenza e chi, invece, ha dovuto assumere un altro autista - stipendio lordo 5mila franchi - per poter rispettare le fasce orarie previste in fatto di sicurezza sulla strada, visto che i viaggi si sono prolungati di diverse ore. Gli autotrasportatori della Valposchiavo stanno accusando forti disagi e aggravi di costi a causa della chiusura della Monte Piazzo

POSCHIAVO C'è chi si è ritrovato ad anticipare di un'ora buona la partenza e chi, invece, ha dovuto assumere un altro autista - stipendio lordo 5mila franchi - per poter rispettare le fasce orarie previste in fatto di sicurezza sulla strada, visto che i viaggi si sono prolungati di diverse ore. Gli autotrasportatori della Valposchiavo stanno accusando forti disagi e aggravi di costi a causa della chiusura della Monte Piazzo.

La 36 non è "pane" solo per gli italiani, ma è il quotidiano anche per i poschiavini che utilizzano la "super" per raggiungere il Ticino o addirittura la Svizzera interna. La via alternativa, del resto, prevede tre passi alpini che soprattutto in inverno nascondono insidie ad ogni viaggio. «Per noi è un inferno. La situazione che si è venuta a creare sulla superstrada 36 è davvero pesante e speriamo che l'Italia riesca a mantenere le promesse e a riaprire la galleria per il 15 giugno».

Marcandrea Paganini, co-titolare con il fratello Bernardo dell'omonima ditta che dal 1929 a Brusio commercializza frutta e verdura è preoccupato. «Impieghiamo circa 3 ore in più al giorno per ogni trasporto ed è diventato difficile organizzare il lavoro in queste condizioni. Per fortuna questo non è un periodo di punta e non abbiamo a che fare con l'import, altrimenti oltre ai disagi per raggiungere i nostri clienti avremmo pure quelli per la merce in entrata».

Dalla ditta Paganini ogni giorno esce un tir con 120-130 quintali di prodotti deperibili diretti in Ticino ma anche a Berna e a Basilea. «La via più breve per noi è Lecco-Como-Chiasso, ma da quando la superstrada è chiusa ci troviamo a percorre la provinciale rivierasca e i tempi si sono decisamente allungati. A volte riusciamo ad organizzare il rientro dalla Regina, via Gandria, ma spesso ci tocca tornare dal lago di Lecco. E gli incolonnamenti sono all'ordine del giorno».

E pensare che i poschiavini per ottimizzare il lavoro non hanno esitato ad unire le forze, anche tra concorrenti tanto che la Paganini opera insieme alla vicina Iseppi Frutta Sa, un vero e proprio colosso dell'import-export che a Brusio ha il suo quartier generale e un punto di snodo da 8.000 tonnellate l'anno di merce - in prevalenza mele e pere - che viaggiano su gomma diretti in Ticino (ma il clou dell'azienda è a Basilea).

«Nonostante ciò - tiene a dire Andrea Iseppi - stiamo subendo notevoli disagi. Soprattutto i primi giorni è stato un dramma. Abbiamo fatto viaggiare la merce attraverso i passi Bernina, Julier e San Bernardino con costi aggiuntivi che ricadono solo sulle nostre spalle. Ora ogni viaggio si perdono circa 150 franchi tra gasolio in più per i tempi di attesa in coda e per le ore perse degli autisti... Mica possiamo chiedere i soldi ai committenti...».

Cinque i mezzi pesanti di Iseppi, 3 i tir della Paganini, una decina gli autisti assunti, quasi tutti frontalieri valtellinesi. E di Tirano e dintorni sono pure i dipendenti della Ecoservizi Valposchiavo.Ch di Pierino Semadeni, specializzato nel trasporto di rifiuti destinati al riciclo. Lui di dipendenti ne ha dodici, quanti i mezzi di trasporto che possiede.

«Di solito portiamo la nostra raccolta differenziata a Piacenza o a Mortara, attraverso la superstrada. Quaranta quintali a viaggio, due-tre viaggi al giorno e dalle 3 alle 5 ore in più a viaggio per colpa della chiusura della 36... A volte utilizziamo il passo dell'Aprica ma anche in quel caso è un macello... Pensi che ho dovuto assumere un nuovo autista perché non riuscivo a organizzare i turni. Speriamo finisca presto questa situazione perché è davvero insostenibile. E poi vorrei capire perché a noi nessuno ha detto niente. Parlano tanto di collaborazione transfrontaliera tra la Valtellina e la Valposchiavo ma nei fatti - concretamente - non esiste qualcuno che si prenda la briga di fare veicolare queste informazioni. Da noi una cosa simile è impensabile».

Anche la Valposchiavo è dunque in ginocchio a causa della 36 e pensare che molti grigionesi si lamentavano di numerosi cantieri che in questi mesi costellano la strada cantonale dal passo del Bernina sino al lago di Le Prese dove da un anno è in atto una radicale manutenzione straordinaria che vede operai al lavoro giorno e notte con tanto di squadre per la sicurezza che garantiscono un flusso costante del traffico se non è attivo il semaforo che regola il senso unico alternato.

E invece il vero problema è a sud delle Alpi: la Valtellina come la Sicilia nel film di Jhonny Stecchino con il magistrale Roberto Benigni che approda a Palermo e in auto dallo zio avvocato apprende che la vera piaga della città non è la mafia ma - appunto - il traffico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA