
Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 08 Aprile 2019
Tour de nocc, quasi tre ore di musica per De Sfroos a Sondrio
Atmosfera soffusa sabato sera sul palco del Teatro Sociale, illuminata da lampi swing e jazz. Il menestrello del lago ha proposto ballate inedite e i pezzi forti del suo repertorio, tra tributi e citazioni.
Davide Van De Sfroos non si è risparmiato, sabato scorso al Teatro Sociale. Quasi tre ore di concerto in chiave intimista e quasi confidenziale per questo “Tour de nocc” nei teatri, luci soffuse con quattro musicisti in assenza di basso. Seconda volta di Davide nel capoluogo (dodici anni dopo il concertone in Garberia per Sondrio Festival), esordio assoluto nella sala-gioiello di Piazza Garibaldi piena come un uovo, grazie alla Barley Arts di Claudio Trotta che, sabato presente in carne ed ossa in città, ha annunciato nuovi concerti nel prossimo autunno al Sociale e un progetto sonoro al Parco Bartesaghi nel 2020.
Attorniato dal fido AngapiemageGalliano Persico al violino, Riccardo Luppi a sax e flauto, Paolo Cazzaniga alla chitarra e Francesco D’Auria, finissimo musicista tra percussioni ed hang (strumento dal guscio di tartaruga che sembra orientale ma è nato in Svizzera, poco oltre i nostri confini e produce effetti tipo steel band), Davide ha snocciolato i pezzi noti del suo repertorio, rivestiti spesso di nuovo, accanto ad inediti e tributi a grandi cantautori.
Così, si parte, abbastanza naturalmente, con “La nocc” e sono subito ovazioni, anche se i fan della prima ora su facebook hanno dimostrato di gradire maggiormente il Bernasconi folkrocker ruspante che questo songwriter maturo, quasi raffinato. Davide elogia il teatro, «Che bella sala, stupendo essere qui» e racconta aneddoti, rinnova il suo amore per il territorio valtellinese che il promoter Trotta ha cominciato ad apprezzare come scenario ideale per i suoi concerti. «Sono molto legato a questa terra, la conosco ormai come le mie tasche, d’altra parte Valtellina e Lago sono confinanti, ci vengo volentieri ogni volta che posso».
Non possono mancare hit come “Pulenta e galéna fregia”, “Breva e Tivàn”, “Yanez” (con cui fu quarto a Sanremo, nel grande salto del 2011) , “Ninna nanna del contrabbandiere”, “La balada del Genesio”, eroe eponimo della cultura laghée. C’è un inedito, “Gli spaesati”, mentre in “Dove non basta il mare” Van De Sfroos omaggia sul finire “Le acciughe fanno il pallone” dal passo d’addio di Fabrizio De Andrè, lo splendido “Anime Salve” e ripete il mantra “Com’è profondo il mare”, una delle più belle canzoni di Lucio Dalla, saldandosì così ad una tradizione importante.
Tributo anche all’amatissimo Tom Waits, con “I ann selvadegh del Francu”, versione vernacolare di “Frank’s Wild Years” del ruvido maestro di Pomona, con finale però cambiato e amore dichiarato per il cagnolino che si salva. C’è spazio anche per citazioni di Guy Clark, probabilmente sconosciuto ai più in sala (Davide è un divoratore onnivoro di musica), altri aneddoti e racconti personali, atmosfera quasi salottiera con una band in grande spolvero. “Il minatore di Frontale” che fu registrata in miniera vicino a Sondalo e “Il paradiso dello scorpione” da “Akuaduulza” chiudono il set. Che deve essere ripreso, a furor di popolo, con “La curiera” e “La terza onda”, ancora da” Pica!”. Finale alla Van Morrison (o alla Joe Jackson degli ultimi concerti italiani), con Davide che esce per primo dal palco lasciando spazio alla band e per ultimo a D’Auria che sigilla il tutto con un pregevole solo di batteria.
Un concerto al mese, da ottobre in poi, ha promesso Trotta. Adesso, chi sarà il prossimo?
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