Stadio di Lecco, presto uffici e un nuovo fondo per il sintetico. Aliberti: «Il Comune non ci aiuta»

Il presidente del Lecco Aniello Aliberti sottolinea l’assenza di investimenti del Comune per lo stadio cittadino, nonostante la buona affluenza di pubblico. La società dovrà farsi carico di interventi fondamentali, come la ristrutturazione del campo e la creazione di nuovi spazi per lo staff, senza alcun aiuto

Lecco

Aniello Aliberti, the day after. Lo stadio ancora argomento di discussione con il Comune. Se le sfuriate di Paolo Di Nunno nulla avevano provocato, in termini di aiuto da parte dell’amministrazione negli scorsi anni, si sperava che la pacatezza e la ragionevolezza del nuovo presidente potessero essere d’aiuto per far sì che lo stadio, di proprietà di tutti i lecchesi e del Comune, potesse essere sistemato al meglio, forte com’è di una media spettatori di 2.650 tifosi a partita. Non sarebbero certo soldi spesi male o “solo per pochi”, quelli del Comune. Eppure a Caldiero (play-out), Merate (serie D), e persino Rovagnate (dove il Lecco ha giocato di recente una amichevole), le amministrazioni hanno tirato fuori centinaia di migliaia di euro per permettere a squadre con ben altro seguito (in meno) di mettere a posto gli stadi.

Aliberti è molto netto su questo: «Il Comune non mette a disposizione dei fondi per fare nuovi lavori, necessari, allo stadio. È una sua libera e legittima scelta, ma noi stiamo cercando almeno di creare una struttura ulteriore allo stadio che ci porti a realizzare un locale di almeno cinquanta metri quadri, prefabbricato, per rivisitare i locali ufficio. Lo faremo a costi nostri, naturalmente». In questo momento il tavolo da lavoro dei tecnici del Lecco è in fondo alla sala stampa che sarebbe interessata da questi lavori in aggiunta, in allargamento del locale. «Questo almeno per avere un locale dove tecnico e staff lavorino comodamente». Ma l’intervento maggiore sarà sul terreno di gioco. Sempre senza alcun aiuto dal comune: «Il campo ha bisogno di una ristrutturazione – taglia corto il presidente bluceleste. Quando siamo arrivati a fine campionato avete notato tutti che non ci si poteva più giocare. Quindi abbiamo fatto un intervento-tampone per togliere tutto l’invaso che era emerso rendendo, contro la Pro Vercelli, il terreno di gioco tutto marrone. Ma dobbiamo poter effettuare le partite in altro modo perché l’intervento di emergenza, fatto con una società che cura già altri campi di calcio come quello del Como, ha evidenziato che il manto erboso soprastante è valido, a detta dei tecnici, ma il problema è il sottofondo. Dobbiamo trovare il modo per far sì che si possa drenare l’acqua che arriva. Oggi, se guardate bene, nello stadio abbiamo la parte della canalizzazione che riceve l’acqua che è sopra il livello del campo. Quindi è matematicamente impossibile che l’acqua faccia il salto e poi venga espulsa dal terreno di gioco».

Insomma, ci sono da fare lavori davvero importanti: «Dobbiamo trovare un modo il meno impattante a livello di costi che ci consenta di poter salvare le partite e di non avere il problema di fermarsi. Una delle ipotesi è addirittura quella di sollevare il campo di 5-6-10 centimetri, mettendo sabbia o altro invaso. Ma non ci sono discussione: il campo non possiamo tenerlo così». E Aliberti pensa a Rovagnate dove il Lecco ha vinto un’amichevole lunedì scorso per 4 a 1: «Mi sono commosso a vedere il campo nuovo di Rovagnate. Tutto in erba, una cosa bellissima. Noi invece dobbiamo andare a rifare a nostre spese tutto ciò che c’è all’interno dello stadio senza aiuti e in più dobbiamo pagare 65mila euro all’anno al Bione per far giocare le ragazze e i nostri giovani. Questo è inaccettabile. Dovrebbero poterci giocare a un prezzo simbolico, se non gratis, e invece paghiamo ben 65mila euro…».

Unica buona nuova è la piattaforma disabili che avrebbe dovuto debuttare in serie B e che dopo due stagioni, forse, fra pochi giorni potrà diventare realtà. Un lavoro a carico del Comune e con soldi comunali. Ma è l’unico sforzo di un’amministrazione che dello stadio non ha mai voluto sentir parlare, in termini di sforzo economico da profondere.

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