Festival Treccani a Lecco: un viaggio nella lingua italiana

“Responsabilità” la parola chiave di questa edizione: dalla storia della lingua con i linguisti Giuseppe Patota e Valeria Della Valle, fino alle riflessioni di Beatrice Cristalli e Walter Siti, un percorso tra etimologia, educazione e letteratura contemporanea

Lecco

La seconda giornata del Festival Treccani della Lingua Italiana ha affrontato temi molto interessanti legati al linguaggio e al suo rapporto con la “responsabilità”, parola chiave di questa edizione.

In mattinata i linguisti Giuseppe Patota e Valeria Della Valle, in “Le parole valgono”, hanno riassunto la storia della lingua italiana partendo dalla «preghiera in volgare che Francesco recitava e cantava invitando i suoi frati a fare altrettanto», come ha spiegato Patota. Da Assisi il viaggio è proseguito nella Firenze di Dante, «che giustamente definiamo padre della lingua italiana e che ci ha mostrato come anche le parole più dure siano integrabili quando necessarie», ha sottolineato Della Valle.

La studiosa ha poi ricordato come la Commedia abbia avuto immediata popolarità, al punto da generare la tradizione della trasmissione orale a cui lo stesso Roberto Benigni ha attinto nelle sue letture. Patota ha ripreso il filo dell’evoluzione della lingua nella Venezia del Cinquecento, introducendo l’opera di Pietro Bembo e la sua grammatica nata anche per amore della nobildonna Maria Savorgnan, che lo pregava di correggerle la forma nelle lettere d’amore che i due si scambiavano.

Valeria Della Valle ha invece parlato di nuovo di Firenze, dell’attività dell’Accademia della Crusca e dell’influenza di Leonardo Salviati, letterato famoso per la “rassettatura del Decameron”, che ispirò all’Accademia la compilazione del famoso vocabolario. Il viaggio si è concluso a Lecco, con la scelta di Manzoni di “risciacquare i panni in Arno” e offrirci una lingua non dissimile da quella contemporanea, perché, come sottolineato dai due esperti: «Se Dante è il primo padre della nostra lingua, Manzoni è certo il secondo».

Nel pomeriggio Beatrice Cristalli, formatrice e linguista, ha parlato sul tema: “La responsabilità nella lingua: un viaggio tra etimologia, storia e nuovi significati”. La studiosa ha ripercorso, attraverso la storia e l’etimologia, l’evoluzione della parola responsabilità sino ai nostri giorni. «La fatica di oggi – ha sottolineato la Cristalli – è sempre una mancata relazione. La parola responsabilità nell’uso odierno ha una valenza positiva, ma non sempre questo corrisponde alla presa di coscienza effettiva della sua portata anche educativa».

Infine Walter Siti, scrittore e critico letterario, ha affrontato il tema della letteratura concentrandosi sul romanzo: «Questa forma letteraria nasce come genere per i poveri; lo stesso Manzoni un po’ si vergognava di scriverne uno. Nei secoli il romanzo fu accusato delle più grandi nefandezze e spesso di oscenità, blasfemia, oltraggio allo spirito nazionale, pessimismo. Col Novecento tutto questo finisce e lentamente prendono piede i romanzi d’evasione».

La situazione oggi, secondo Siti, non è molto confortante: «C’è molta letteratura disimpegnata e accanto a questa si pubblicano romanzi utili alle persone per diventare migliori, anche se questo non mi è chiarissimo. La letteratura attuale è già pronta per essere fatta in collaborazione con l’intelligenza artificiale. Avremo così romanzi senza autore, del tutto impersonali. Se questo sarà un bene o un male, lo vedremo nei prossimi anni».

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