Leggermente: l’eresia liberale di Alessandro Sallusti

L’appuntamento rientrava nell’ambito di Leggermente, la manifestazione dedicata alla lettura, organizzata da Assocultura Confcommercio Lecco

Lecco

«Non sono mai stato fascista, ma nel nostro ambiente se non militi a sinistra lo sei a prescindere». Alessandro Sallusti, direttore de “Il Giornale”, ha fotografato così, senza peli sulla lingua, quello che accade nei suoi confronti. Lo ha fatto mercoledì sera, al Palazzo del Commercio, in occasione della presentazione del suo ultimo libro intitolato “L’eresia liberale” (Rizzoli).

L’appuntamento rientrava nell’ambito di Leggermente, la manifestazione organizzata da Assocultura Confcommercio Lecco. Sallusti ha dialogato con Diego Minonzio, direttore de La Provincia di Como, Lecco e Sondrio e di Unica Tv. Un libro questo del direttore de “Il Giornale”, che attinge anche a esperienze personali: «Una figura importante per me è stato mio nonno Biagio. Fu ufficiale dell’esercito italiano sulla piazza di Como e si trovò ad essere presidente del tribunale militare. Dovette decidere la sorte di quattro partigiani condannati a morte. Riuscì a salvarne tre, ma il quarto, Giancarlo Puecher, fu fucilato. Al termine della guerra mio nonno fu a sua volta fucilato dai partigiani, la sua casa devastata, la famiglia ridotta alla fame. In casa di tutto questo non si parlava. Poi a dodici anni, su un libro di storia, trovo due lettere scritte da due condannati a morte: uno era mio nonno, l’altro Giancarlo Puecher. La conclusione delle due lettere era identica, entrambi si auguravano che la loro morte servisse a pacificare l’Italia».

Quello che Sallusti non ammette è che la storia di suo nonno sia “usata” contro di lui: «Ho sempre avuto un grande rispetto per mio nonno, ma, lo ripeto, io non sono fascista. Eppure se guardate Wikipedia, la scheda che mi riguarda inizia proprio dicendo che sono nipote di un ufficiale che aveva aderito alla Repubblica di Salò e che aveva fatto fucilare dei partigiani. E’ evidente che si vuol far passare una certa idea e non è corretto». Sallusti ha poi parlato di come sia sempre stato un conservatore liberale: «Sono stato tra i primi lettori del Giornale di Indro Montanelli e lì ho coltivato la mia cultura conservatrice e liberale». Nel suo libro, Sallusti vuole esprimere il punto di vista nella consapevolezza che la verità non esiste, ma esistono i punti di vista di ciascuno: «Oggi essere conservatore e liberale significa non essere degno di fare certe cose. La sinistra, per esempio, si è impossessata di alcune parole come antifascista o femminista, e nessun altro può essere tale se non è schierato a sinistra. Mi ricordo che in una conferenza stampa chiesero alla Merkel se fosse femminista: rispose che lo era, ma a suo modo». Sallusti ha poi parlato di Berlusconi e della sua unicità, di Matteo Renzi, che Berlusconi considerava il suo erede, ed anche di Trump: «Spero che il casino che sta facendo serva a riequilibrare la situazione internazionale, per esempio a far svegliare l’Europa, e allora va bene. Se, invece, tutto dipende dalla sua pazzia, allora spero che se ne vada al più presto». Non poteva mancare in conclusione un giudizio su Giorgia Meloni: « La conosco bene e so che vuole veramente cambiare il Paese, ma ha bisogno di dieci anni»

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