Il consorzio Igt Terre Lariane celebra quindici anni di successi

Il consorzio, nato nel 2009, guarda al futuro con nuove sfide tra cui alleanze con ristorazione, enoteche e attenzione al rosè e alla sostenibilità.

Montevecchia

Festa tra produttori di vino giovedì sera a Montevecchia, dove molti viticoltori si sono ritrovati nella cantina Il Ceresè per festeggiare i quindici anni del consorzio vini Igt Terre Lariane.

Nato dall’intuizione di 7 soci fondatori, oggi il consorzio conta 28 aziende, che coltivano 90 ettari e producono oltre 90 etichette per un totale di 400 mila bottiglie.

Con un’ampia prospettiva di crescita, contando non soltanto su una cantina sociale ma pure su un’enoteca, in piazzetta Agnesi a Montevecchia, oltre che su corsi, visite guidate ed eventi per esplorare il mondo del vino.

«Siamo partiti nel 2009 con 7 fondatori e oggi siamo a 28 – spiega il presidente Marco Casati della Fattoria Laghetto di Merate. – Copriamo il territorio delle province di Lecco e Como e abbiamo quasi 100 ettari. Il nostro territorio si presta perfettamente a vinificare. I vigneti c’erano già in epoca romana e noi abbiamo migliorato ancora di più la produzione».

Oltre che sui terreni, il consorzio ha investito molto su formazione tecnica, sostenibilità e qualità, sviluppando sportelli agronomici ed enologici a supporto delle aziende con figure tecniche dedicate, che si prendono cura dell’ambiente e dei vigneti storici.

Da qualche tempo, si sta inoltre prestando attenzione anche al design. Ne è un esempio luminoso la cantina Il Ceresé dove il consorzio ha riunito i soci per i festeggiamenti.

«La nostra cantina – spiega Oscar Mameli, figlio del fondatore Giovanni – è un esempio emblematico di come l’architettura contemporanea possa integrarsi nel paesaggio delle colline brianzole».

Il progetto della struttura, firmato dall’architetto Pietro Martino Federico Pizzi, che ha ottenuto premi a livello nazionale, è la prova di come sia possibile farsi guidare dal bello anche quando si costruisce una cantina vinicola.

Innovazione che non è solo architettonica. «La cantina – precisa Mameli – viene alimentata da energia geotermica, quindi sostenibile, ed è supportata dal fotovoltaico. Inoltre, in tutta l’azienda, vengono applicate buone prassi di sostenibilità ambientale».

Tante le sfide del futuro, a cominciare dalla necessità di stringere alleanze sempre più strette con il mondo della ristorazione, delle enoteche e dei winebar. Ma c’è anche quella culturale, per combattere la tendenza che demonizza il vino come un tempo sono state demonizzate le pellicce, così come spiegato da Giacomo Mojoli.

Restando nell’ambito del prodotto – dopo avere affrontato lo scoglio delle bollicine apripista la vinicola Ghezzi di La Valletta Brianza, il cui esempio è stato seguito da molti, al punto che nel catalogo del consorzio gli spumanti prodotti con metodo classico sono una ventina – c’è quella del rosè. «Alcuni terreni dei nostri territorio – spiega Claudia Crippa di La Costa – non permettono la perfetta maturazione dei tannini. Per questo, scegliere, già in vigna, di vinificare le uve rosè potrebbe essere la soluzione, a patto di arrivare a realizzare un prodotto che non sia banale ma con una giusta salinità».

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