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I 22 mila iscritti per il triennio 2024-26 sono stati raggiunti, ma Guido Torrielli, presidente nazionale, guarda avanti: «Attesi 300 milioni per 800 corsi. Poi, nel 2030 avremo i diplomati del 4+2: servirà il doppio dell’investimento»
Siamo riusciti ad arrivare a 22mila iscritti secondo i dati in piattaforma del ministero, un obiettivo che si è quasi triplicato, visto che avremmo dovuto raggiungere tale cifra considerando complessivamente gli allievi del primo e del secondo anno. Invece l’obiettivo è stato raggiunto con i soli iscritti al primo anno del percorso biennale 2024-2026», afferma il presidente nazionale di Its Academy, Guido Torrielli:
Per poter mantenere tali numeri gli Its devono avere quei 300 milioni di euro, per 800 corsi. Ogni corso ha un costo di 330mila euro: significa che ci avviciniamo ai 300 milioni di euro, a cui aggiungere quanto arriva dalle Regioni. In questo momento stiamo pretendendo quanto previsto per legge, cioè le Ucs-Unità costo standard, che non valgono più solo 330mila euro a corso bensì 390mila, perché l’Istat in questi anni ha portato a quel valore. Ciò mette in gioco il fatto che siamo ben oltre i 300 milioni: quei 60mila euro in più a corso che potremmo avere hanno una ragione d’essere.
Ad oggi abbiamo avuto una sorta di indigestione di finanziamento non ancora terminata: ci stiamo trovando ad avere dei laboratori, delle strutture, impianti e attrezzature che richiedono in primo luogo costi energetici molto più elevati di prima, basti solo pensare ai server che richiedono da un lato una serie di condizionamenti anche solo per il raffreddamento, dall’altra la manutenzione e gestione di una serie di impianti.
Abbiamo quindi una necessità indubbia e un diritto ad avere gli aumenti definiti dai calcoli Istat.
Il 2024-2026 è praticamente stato finanziato, ora bisogna definire come finanziare il biennio 2025-2027 e 2026-2028. Il ministero dell’Istruzione si è già piuttosto espresso con le Regioni dicendo che metterà a disposizione degli Its probabilmente gli avanzi derivati dalla spesa attualmente non completata.
Sì: nei 700 milioni oltre ai corsi vengono finanziate le iniziative di orientamento e quelle di formazione dei formatori.
Gli Its non hanno finanziato ancora tutto. Ora il ministro Valditara ha firmato il decreto per 130 milioni in più destinati ai laboratori: in realtà a me il ministro aveva detto che sarebbero stati 266 milioni, che avanzavano dal miliardo e mezzo: 130 li ha messi nei laboratori e altri 136 li tiene per i corsi. Abbiamo una situazione per cui abbiamo un avanzo di Pnrr, più i fondi regionali ancora disponibili, con l’aggiunta dei 48 milioni di ordinaria statale. Ma dovremmo avere già i 300 milioni per il 2026-2028.
Siamo sulla rotonda, vedremo chi entra per primo e chi esce per primo. L’importante è che si risolva ora il problema contingente, poi bisogna che la politica decida se siamo o non siamo un sistema formativo terziario professionalizzante legittimamente riconosciuto dallo Stato.
In tal caso, come la scuola e l’università anche gli Its richiederanno un sistema di finanziamento che non sia quello del 48 milioni dallo Stato previsti a tutt’oggi, decisamente insufficienti rispetto ai circa 300-400 milioni necessari.
Sì: al 2030 inizieranno ad uscire dagli Its i ragazzi iscritti col nuovo sistema del 4+2, quattro anni di formazione secondaria superiore più il biennio Its.
A quel punto saranno almeno 40mila i ragazzi che dovremo ospitare nei percorsi e inserire nelle imprese, potenziando l’innovazione e sostituendo le molte persone che stanno per andare in pensione. Per 40mila ragazzi il fabbisogno economico sarà di 600 milioni di euro, di cui per legge il 30% viene messo dalle Regioni.
Le Regioni in proposito sono nell’incertezza, sebbene di recente la presidente della Commissione europea abbia dichiarato che il Fse sarà mantenuto sugli stessi livelli degli ultimi 7 anni.
Nel percorso verso gli 80mila di fabbisogno generale sarà messo in gioco un miliardo e 200 milioni di euro di fabbisogno economico. Significa che nel 2035 potremo soddisfare le imprese e i ragazzi. In tutto ciò ci ritroviamo oggi in un calo demografico che ci porterà a fare i conti con le scelte dei ragazzi fra università, Its e mondo del lavoro. Vedremo se quelli che andranno all’estero saranno ancora, come oggi, 550 mila, e a quel punto entriamo nella logica di dover attrarre giovani immigrati. Ma di quest’ultimo aspetto e di tutto quel corollario degli Its, dal modello 4+2 al modello 4+2+1 con cui aggiungendo un ulteriore anno si arriva alla laurea, vorrei attendere per capire se gli Its esisteranno ancora. Sono fortemente convinto che gli Its non usciranno di scena, sono ormai così diffusamente conosciuti che difficilmente accadrà. Ma bisogna continuare a lavorarci su parecchio. Ricordo che al 90% inseriamo i giovani al lavoro.
Noi a livello di obiettivo europeo come sistema Its siamo in ordine. Circa l’obiettivo definito per le singole Fondazioni, non raggiungerlo riguarderebbe proprio quelle situazioni che eventualmente non siano riuscite per niente a migliorare la propria situazione.
Ma per quelle realtà che possono aver avuto dei problemi anche solo perché sono cambiate le date in cui si sarebbe dovuto raggiungere l’obiettivo allora bisognerebbe andare a fondo sui singoli casi. Può darsi che alcuni Its possano decidere di non continuare in quanto non sono stato in grado di organizzarsi, così come sono convinto che chi ha fatto il furbo e ha investito malamente dovrebbe e potrebbe essere bloccato.
Mi aspettavo che 60-70 Its su 147 li chiedessero. Invece abbiamo avuto 122 richieste. Pensavo che alcuni Its, particolarmente forti e molto strutturati, ne avrebbero fatto richiesta, ma in realtà non è accaduto. Giustamente direi, se con quanto già avuto hanno fatto il dovuto per mettersi in campo. Del resto fare nuovi laboratori aumentando le spese senza certezza dell’incremento ulteriore degli iscritti significa farsi del male.
Potrebbero nascere in campi totalmente diversi da quelli esistenti, ma stiamo cercando di trasferire sui territori le competenze che non esistono agli Its già presenti.
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