Economia / Oggiono e Brianza
Venerdì 31 Ottobre 2025
«L’Europa non ci lascia innovare»: le piccole imprese al centro del dibattito a Oggiono
Grande partecipazione all’incontro di Oggiono Protagonista con Marco Campanari, Guido Guidesi e Sergio Giraldo. Al centro del dibattito la mobilità sostenibile e i limiti del Green Deal europeo, accusato di frenare innovazione e competitività delle imprese
Oggiono
«Dobbiamo fare i conti con ciò che siamo. Le 250.000 imprese che hanno più di 10 dipendenti pagano, grosso modo, l’80% del welfare del Paese, che è manifatturiero, per cui la tutela del nostro sistema di imprese, industriale, è nella logica dei fatti e deve essere un mantra: un obiettivo irrinunciabile»: lo ha affermato il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Marco Campanari.
Grande è stata la partecipazione del pubblico alla serata organizzata da “Oggiono Protagonista”, introdotta dalla presidente Monica Margaglio. I relatori - il consulente energetico Sergio Giraldo e l’assessore regionale Guido Guidesi, con delega allo Sviluppo economico, inoltre presidente della Automotive Regions Alliance - hanno parlato di mobilità sostenibile tra promesse, illusioni e realtà; presente anche l’ex deputato di Oggiono Roberto Ferrari. Giraldo - tra molto altro - ha sottolineato: «Le emissioni dell’intero parco circolante di veicoli in Europa equivalgono al 5% delle emissioni del solo carbone cinese». Ha rincarato Campanari: «La Cina è una nazione gigantesca che agisce da nazione: con piani precisi, fa il proprio interesse strategico. È una distorsione pensare di creare un sistema in cui, come in una favoletta, gli interessi di tutti possano essere allineati. Non è così e finché tentiamo di perseguire questo tipo di logiche, illogiche, vediamo già come vanno a finire le cose: male». Per Guidesi «noi, che siamo la Lombardia e cioè la prima regione manifatturiera d’Europa, abbiamo il dovere di metterci anima e corpo per salvare ciò che i nostri imprenditori sono riusciti a costruire all’interno delle nostre comunità. Oggi il Green Deal non permette più né di essere competitivi, né di evolvere sulle soluzioni ambientali. L’errore incredibile è pensare che attraverso un processo legislativo (per giunta lunghissimo) la decisione imposta sia contingente rispetto al mercato. Le aziende vorrebbero andare avanti, fare qualcosa in più, invece sono limitate da quelle regole penalizzanti per l’imprenditore ingegnoso, il lavoratore e la ricerca scientifica cioè la libertà d’azione che si chiama neutralità tecnologica. Le regole europee non consentono di industrializzare percorsi innovativi, ovvero di renderli economici, così le aziende non possono investire sul proprio miglioramento, che diventa un miglioramento inoltre ambientale e un’occasione dal punto di vista economico».
Per Giraldo «adesso le case automobilistiche, e quindi purtroppo anche noi, ci troviamo in mezzo a un guado da cui è molto costoso tornare indietro ed è altrettanto costoso andare avanti. L’Unione Europea ha imposto una tecnologia, quella elettrica: per legge, dal 2035 c’è solo questa, ma col limite del costo. L’auto elettrica ancora costa tantissimo, quindi resta invenduta, mentre la gente rischia di non potersi muovere più; tuttavia, se consideriamo l’intero ciclo di vita di un’auto elettrica, non ha affatto impatto zero, né per lo smaltimento finale, e pure per le problematiche ambientali ed etiche delle materie prime, come il cobalto che viene estratto soprattutto in Congo, col lavoro minorile a dir poco». Per Campanari «quindi è tutta una dinamica che nasce all’insegna dell’ecologismo, e sarebbe nobile, ma che fin dai presupposti tradisce questo pensiero e, in più, non produce risultati. Dunque è un gran disastro, veramente».
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