
Economia / Tirano e Alta valle
Sabato 18 Ottobre 2025
Olimpiadi, l’Alta Valle pensa
di abolire la tassa di soggiorno
Invece di aumentare il balzello in chiave olimpica, si pensa a una misura per incentivare i turisti durante le gare a Bormio e Livigno. L’idea di Federalberghi
Bormio
Non solo contrarietà all’aumento della tassa di soggiorno in chiave olimpica, in Alta Valle si sta valutando addirittura l’ipotesi di azzerarla durante il periodo delle gare a Bormio e Livigno.
Si allarga il fronte del “no” all’ipotesi di incremento del balzello contenuta nel decreto Anticipi collegato alla legge di Bilancio che sarà approvata a dicembre. Il provvedimento consentirebbe infatti ai Comuni di Lombardia e Veneto, le regioni interessate dall’evento a cinque cerchi, di aumentare la tassa di soggiorno fino al 140%.
Una misura che ha suscitato la reazione immediata e compatta delle associazioni di categoria - Confcommercio Lombardia, Confcommercio Veneto, Federalberghi Lombardia e Federalberghi Veneto - che la giudicano inopportuna e controproducente.
Sulla stessa linea anche Roberto Galli, presidente di Federalberghi Valtellina e imprenditore del turismo a Livigno: «La tassa di soggiorno potrebbe avere un senso solo se utilizzata per rinforzare e valorizzare i servizi legati al turismo e alla località in cui viene raccolta» premette Galli. «Come avrebbe dovuto essere quando è stata introdotta. Ma non è così: oggi gli introiti servono spesso ai Comuni per evitare il default o coprire buchi di bilancio, e con la proposta del decreto Anticipi parte di quel gettito verrebbe addirittura dirottato allo Stato, anche verso Comuni che non l’hanno mai applicata». Secondo il documento, infatti, il 30% della tassa aumentata finirebbe nelle casse statali per finanziare spese generali, un meccanismo che - osservano le associazioni - smentisce il principio del federalismo fiscale.
Introdotta nel 2011, l’imposta di soggiorno è oggi applicata da un numero crescente di comuni italiani. Viene pagata dai visitatori e riscossa dai gestori delle strutture ricettive, che la versano poi al Comune. «Siamo a tutti gli effetti degli esattori per conto degli enti pubblici» sottolinea Galli «con costi amministrativi a nostro carico. I clienti pensano di pagare di più la struttura, ma a noi non resta nulla di quanto incassato». Anche perché un eventuale mancato versamento si configurerebbe come appropriazione indebita.
Attualmente il limite massimo dell’imposta è di 5 euro a notte (che salirà a 7 nel 2026), con la possibilità di arrivare a 10 euro (che diventeranno 12) nei Comuni considerati densamente turistici, cioè con presenze venti volte superiori al numero dei residenti. Resta però facoltà delle amministrazioni locali applicarla o meno, e anche con quale cifra.
L’aumento proposto nel decreto secondo Galli rischierebbe di avere effetti concreti e negativi sull’economia turistica locale: «Dodici o quindici euro al giorno per una famiglia di quattro persone significano quasi 50 euro al giorno, cioè 350 euro in una settimana – fa i conti ricordando che attualmente a Livigno la tassa va da un minimo di 1 euro a un massimo di 2.5 euro -. Abbastanza per rinunciare a una cena al ristorante, a qualche acquisto in negozio o, nei casi peggiori, per scegliere altre destinazioni più convenienti».
E nemmeno l’argomento dei maggiori costi per i Comuni convince il presidente di Federalberghi Valtellina: «Nei giorni delle gare olimpiche a Bormio e Livigno i villeggianti dovranno fare i conti con più traffico, piste chiuse e altri disservizi. Molti non potranno neppure raggiungere le località in auto. Forse sarebbe più utile incentivare chi sceglie di fermarsi più giorni, invece di scoraggiarlo aumentando i costi». Proprio in questa direzione, l’Alta Valle starebbe ragionando sull’azzeramento della tassa di soggiorno per tutto il periodo olimpico, come segnale di accoglienza e promozione del territorio. «Meglio una vera tassa di scopo» conclude Galli «legata a progetti concreti e piani d’investimento chiari. Non come adesso, che spesso non si sa neppure dove finisca il gettito».
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