Pensioni, Valtellina ancora maglia nera in Lombardia

In valle gli assegni pensionistici sono i più bassi, inferiori di 259 euro rispetto alla media regionale. Nel 2025 erogate 55.848 pensioni.

Sondrio

Passano gli anni, ma la geografia delle pensioni non cambia, e per la provincia di Sondrio le notizie restano negative. Nel 2025 il territorio valtellinese si conferma non solo quello con gli assegni più bassi di tutta la regione, ma mostra anche un numero di prestazioni in calo per effetto delle progressive restrizioni introdotte per l’accesso alla pensione, come il metodo contributivo per quota 103, i limiti più rigidi per l’anticipo e l’allungamento delle finestre di uscita.

La fotografia arriva dal report dell’Osservatorio Inps di agosto, rielaborato dal Centro studi Cgil e dallo Spi Cgil di Sondrio, che mette in luce un quadro di fragilità strutturale destinato, secondo i sindacati, ad aggravarsi nei prossimi anni.

Nel complesso, nel 2025 in provincia sono state erogate 67.319 prestazioni pensionistiche: il 67% nel settore privato, pari a 45.068 assegni; il 17% nel pubblico impiego, con 11.471 trattamenti; e il restante 16% di carattere assistenziale, per un totale di 10.780. Rispetto al 2020, le pensioni private e assistenziali sono diminuite di 2.595 unità, mentre quelle pubbliche sono aumentate di 718. Il saldo complessivo resta comunque negativo: in cinque anni la provincia di Sondrio ha perso 1.887 pensioni.

A livello regionale, su una popolazione di poco superiore ai dieci milioni di abitanti, le prestazioni erogate nel settore privato sono 3.156.612. In provincia di Sondrio, con 179.051 residenti, se ne contano 55.848. Le pensioni del Fondo lavoratori dipendenti rappresentano il 44% del totale, un dato inferiore alla media lombarda che è del 54%. Sono invece più numerose le pensioni degli autonomi e dei parasubordinati: 35% contro il 28% regionale, e anche quelle assistenziali, che raggiungono il 19% rispetto al 16% lombardo.

Il nodo principale resta però l’importo medio. In provincia di Sondrio, escludendo il pubblico impiego, l’assegno mensile lordo è di 1.056,55 euro, il più basso della Lombardia e inferiore di 259 euro alla media regionale che è di 1.315,68 euro, circa il 20% in meno. Tutte le altre province registrano valori più alti, con Milano, Monza Brianza, Lecco e Lodi che superano la media.

Anche limitandosi alle sole pensioni da lavoro dipendente privato, Sondrio rimane fanalino di coda: l’importo medio è di 1.343,82 euro contro i 1.642,62 euro lombardi, quasi 300 euro in meno.

Secondo la Cgil, il basso valore delle pensioni è il risultato dei tanti problemi accumulati durante la vita lavorativa: salari modesti, carriere discontinue, precarietà diffusa e un mercato del lavoro femminile caratterizzato da part-time involontari e contratti a tempo determinato. Fenomeni che, combinati con il progressivo passaggio al sistema contributivo, producono assegni sempre più leggeri e faranno sentire i loro effetti in modo ancora più marcato nei prossimi anni. «Senza interventi legislativi significativi – sottolineano dallo Spi Cgil – le nuove generazioni si troveranno con pensioni sensibilmente più basse rispetto a quelle attuali».

Un ulteriore fattore penalizzante è rappresentato dalla trasformazione del tessuto economico provinciale. Il graduale spostamento verso il terziario, e in particolare verso il turismo, genera occupazione, ma spesso in forme precarie e stagionali. Questo tipo di lavoro, pur garantendo un reddito, non offre le stesse garanzie contributive dell’industria e si traduce quindi in assegni pensionistici più bassi.

Il report mette inoltre in evidenza un calo costante del numero complessivo di prestazioni erogate. A fine agosto 2025, sempre escludendo la gestione pubblica, le pensioni sono 55.848 contro le 56.651 dell’anno precedente, con una diminuzione di 803 unità. Nel 2019, prima della pandemia, erano 58.898: in sei anni si sono “perse” 3.050 prestazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA