Sondrio: l’economia regge, ma i giovani sono sempre meno

Il territorio si difende bene, ma invecchiamento e scarsa offerta di lavoro rischiano di frenare la crescita. Urgono politiche per attrarre competenze.

Sondrio

Un’economia capace di resistere alle turbolenze degli ultimi anni, ma sempre più in difficoltà nel mantenere un equilibrio tra l’invecchiamento della popolazione e le necessità del mondo delle imprese.

Il Rapporto sull’economia della provincia di Sondrio, curato da Ref Ricerche per la camera di commercio e presentato in occasione della Giornata dell’economia, racconta un territorio che continua a «difendersi bene», sostenuto da turismo, costruzioni e servizi alla persona, ma che si trova oggi ad affrontare una transizione delicata: meno forza lavoro e progressiva contrazione della popolazione attiva. Dal punto di vista strutturale, a Sondrio i servizi alla persona e il turismo pesano in modo rilevante sul valore aggiunto, mentre la base manifatturiera è ridotta e l’export gioca un ruolo marginale. Negli ultimi anni il contesto ha offerto opportunità: la spinta del turismo, del Pnrr e dei cantieri olimpici ha sostenuto la crescita, mentre il mercato immobiliare ha mostrato vivacità grazie al calo dei tassi d’interesse e alla solidità patrimoniale delle famiglie.

Non mancano però segnali critici. Le imprese segnalano crescenti difficoltà nel reperire personale, tanto specializzato quanto con profili tecnici di base. Il tasso di attività, che misura la quota di popolazione in età lavorativa effettivamente inserita nel mercato del lavoro, è in calo: nel 2024 si ferma al 68%, contro il 69,5% dell’anno precedente e il 70,6% del 2019. È un dato superiore alla media nazionale, ma inferiore di quasi quattro punti rispetto a quella lombarda, e tra i più bassi delle province alpine.

La contrazione colpisce in particolare la componente femminile: il tasso di attività delle donne è sceso sotto la soglia del 60%, al 57,9%, mentre per gli uomini si registra un lieve recupero (+2 punti rispetto al 2023), sufficiente a tornare ai livelli pre-crisi. Segnali che raccontano una partecipazione al lavoro ancora fragile e disomogenea, dove le difficoltà di conciliazione tra vita e impiego continuano a pesare sulle scelte familiari.

L’invecchiamento della popolazione amplifica la portata del problema. L’età media dei residenti è salita a 47 anni, con un indice di vecchiaia di 209 anziani ogni cento giovani. La popolazione in età lavorativa (15-64 anni) resta sostanzialmente stabile rispetto al 2023, ma si è ridotta dell’1,9% rispetto ai livelli pre pandemia, pari a circa duemila persone in meno. È un trend coerente con quello nazionale, ma che nel contesto di una provincia piccola come Sondrio assume un peso specifico maggiore.

Secondo le proiezioni dell’Istat, il quadro tenderà a peggiorare: da qui al 2050 la popolazione complessiva scenderà dagli attuali 179mila abitanti a 175mila, con un calo marcato della fascia attiva (-13%) e un aumento del 42% degli over 70. Ciò significa meno lavoratori disponibili e una crescente domanda di servizi di cura e assistenza, proprio nei settori dove già oggi si fa fatica a trovare personale.

A questo si aggiunge l’emorragia di giovani che lasciano la provincia per cercare altrove opportunità di lavoro o di studio. I dati del Rendiconto Inps confermano la forte emigrazione verso l’estero dei valtellinesi più giovani: una tendenza che, pur compensata in parte dai flussi migratori in ingresso (+738 unità il saldo nel 2024), non basta a invertire la rotta di un progressivo impoverimento demografico. «Il rischio è che la scarsità di offerta di lavoro diventi un vincolo strutturale per la crescita» ha spiegato De Novellis.

Anche la presidente della camera di commercio, Loretta Credaro, ha lanciato un appello a politiche territoriali più coraggiose: «Servono azioni capaci di rendere attrattivo il territorio, investendo su formazione, qualità della vita e servizi, per trattenere i giovani e attrarre nuove competenze».

Monica Bortolotti

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