Vino, primo semestre 2025: export giù
e giacenze in aumento

Le esportazioni calano del 3,1% in volume e dello 0,5% in valore. In Valtellina calano le scorte, ma l’incertezza del mercato pesa sulle aziende vinicole

Sondrio

Vino, un primo semestre in chiaroscuro tra export in calo e giacenze elevate. In Valtellina giù le scorte, ma pesa l’incertezza del mercato.

È un quadro complesso quello del comparto vinicolo italiano nei primi sei mesi del 2025 secondo il quadro delineato da Unioncamere Lombardia. L’analisi elaborata con la collaborazione tecnico scientifica di Bmti sui prezzi all’ingrosso e le giacenze di vino nelle cantine regionali si inserisce in un contesto nazionale segnato da rallentamento dell’export, consumi interni deboli e livelli di scorte elevati. Un insieme di fattori che rischia di incidere sui prezzi di uve e vini.

A livello nazionale, le esportazioni di vino hanno registrato una flessione del -3,1% in volume e del -0,5% in valore rispetto al primo semestre del 2024, attestandosi poco sotto i 4 miliardi di euro. A pesare è soprattutto la contrazione verso i mercati extraeuropei: gli Stati Uniti, principale sbocco per il vino italiano, hanno visto calare gli arrivi del -2,2% in volume per i vini imbottigliati, complice l’introduzione dei dazi aggiuntivi del 10% e il rafforzamento dell’euro sul dollaro (+11% nei primi sei mesi dell’anno).

L’Italia resta il primo produttore mondiale. Nel 2024, la produzione nazionale si è attestata a circa 48 milioni di ettolitri, segnando un incremento del +13% su base annua. A trainare la ripresa sono stati i vini a indicazione geografica, con un aumento del +21%. A livello regionale, il Veneto mantiene il primato produttivo, rappresentando il 22% del totale nazionale, con oltre 10 milioni di ettolitri prodotti, mentre in Lombardia, la produzione si è attestata attorno a 1 milione di ettolitri, pari al 2,2% del totale, in diminuzione del -15% rispetto all’anno precedente.

Le giacenze complessive nelle cantine italiane, al 30 giugno 2025, ammontano a 43,6 milioni di ettolitri, in lieve aumento rispetto all’anno precedente (+0,3%). In controtendenza la situazione lombarda e valtellinese. Secondo i dati Icrqrf-Cantina Italia, le giacenze del primo semestre ammontano a 1,6 milioni di ettolitri, in calo del 7,8% rispetto allo stesso periodo del 2024. Una riduzione che interessa sia i vini a denominazione, scesi del -5,3%, sia quelli igp, diminuiti del -15,2%.

La provincia di Brescia si conferma la prima per quantità di vini a denominazione in giacenza (oltre 760 mila ettolitri, pari al 61% del totale regionale), seguita da Pavia, dove però la riduzione è più marcata (-12,3%), e da Sondrio che registra un calo più contenuto, pari al -1,2%. In Valtellina, dove la produzione è quasi interamente a denominazione di origine controllata, le cantine contano poco meno di 80mila ettolitri di vini, in leggero calo rispetto al 2024. Un segnale di sostanziale tenuta, che riflette sia la natura limitata e selettiva della produzione valtellinese, sia la capacità del comparto di mantenere un equilibrio tra vendite e nuove annate.

Il dato va letto alla luce di un mercato nazionale che, nel complesso, mostra prezzi all’ingrosso stabili (+1,1% rispetto al semestre precedente), ma con forti differenze tra le tipologie. Se i vini rosati di qualità segnano aumenti più consistenti (+11,4%), i rossi di pregio, categoria che include gran parte della produzione valtellinese, registrano invece un lieve calo dei prezzi (-0,5%). Una dinamica che conferma la pressione sui segmenti medio-alti del mercato, dove la domanda interna resta fragile e la concorrenza internazionale, soprattutto sul fronte dei rossi strutturati, è sempre più aggressiva.

In questo scenario, le aziende vinicole della provincia di Sondrio, dove il vino è anche presidio del paesaggio e dell’identità territoriale, guardano al futuro con cauta prudenza. La tenuta delle scorte e la qualità della produzione rappresentano punti di forza, ma il rallentamento dell’export e l’incertezza sui prezzi rischiano di comprimere ulteriormente i margini. La speranza, sottolineano da Unioncamere Lombardia, è che la stabilizzazione dei costi energetici e una progressiva ripresa della domanda estera possano riequilibrare il mercato nella seconda metà dell’anno.

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