
Bellano e la fiction con il nome storpiato: «Scelta incomprensibile»
Bellano
Una giornata uggiosa, il lago avvolto tra le nuvole, la gente frettolosa nelle vie del centro. Il tipico sfondo per un romanzo di Andrea Vitali.
Ma questa volta la situazione è molto complicata prima lo smacco di veder girata la serie tivù “Una finestra vistalago” tratta proprio dai romanzi di Vitali tra il lago d’Orta, nel piemontese, Cernobbio e Torno, nel comasco, e ora cambierà persino nome. Uno smacco per il paese, che negli anni grazie anche ai romanzi di Vitali si è fatto conoscere a livello nazionale e internazionale, e così Il maresciallo Maccadò, la signorina Tecla Manzi e Doris Brilli sui loro documenti non risiederanno più a Bellano ma in una fantasiosa località di nome Bellamo.
«Già il non aver girato a Bellano è stato molto strano e ora pure il cambio nome. Fossi stato Andrea Vitali non avrei accettato e a costo di perderci non avrei autorizzato la produzione, per riguardo e riconoscenza a chi lo ha seguito dagli inizi, perché Bellano è diventata nota anche grazie a Vitali, ma Vitali deve parecchio a Bellano e alla sua gente che sono stati i primi lettori - dice Carlo Molteni, bellanese doc e già sindaco nella vicina Varenna -. Bellamo proprio no, fa davvero sorridere: a mio parere è un grande errore».
A lui fa eco Roberta Manara del locale “Da Roberta bar Centrale” che conosce bene Vitali: «i romanzi sono ambientati in paese e nei romanzi si parla della gente di Bellano, dunque doveva restare il nome esatto».
Monica Lazzari della cartolibreria nel centro storico è chiara: «Non mi sembra giusto che venga modificato il nome, posso comprendere che sia stato girato altrove perché qui ormai non abbiamo più nulla degli anni Trenta - sottolinea Monica Lazzari -, ma il nome non deve essere assolutamente cambiato perché Bellano esiste mentre Bellamo è invenzione».
La merceria delle sorelle Ficcadenti, il posteggio della Cinquecento di Amedeo Correnti, la caserma dei carabinieri con il maresciallo Ernesto Maccadò che oltre a risolvere i casi quotidiani deve mantenere l’equilibrio tra il brigadiere Mannu e l’appuntato Misfatti, mentre pensa all’amata moglie Maristella.
Dall’antico santuario della Madonna delle lacrime di Lezzeno, al cotonificio Cantoni fino alla centrale via Manzoni, al Circolo dei lavoratori, passando per le vie centrali che si intersecano tra di loro per arrivare verso la scalinata che porta all’Orrido, tutto profuma dei racconti del medico scrittore.
Il cotonificio Cantoni ormai chiuso da decenni è tra i luoghi narrati in più volumi come “Una finestra vistalago” dove lavora Eraldo Bonomi la cui vita si incrocia con quella di Elena sposata dopo averla incrociata ad Occhiobello nel Polesine in una gita domenicale con l’autobus partito proprio da Bellano.
«Bellano è Bellano e non Bellamo e va mantenuto il nome esatto», rimarca Patrizio Rusconi.
E come lui la pensa Angelo Venini: «Non mi pare giusto cambiare il nome dei paesi».
Gianpaolo Venini, noto per il suo impegno politico e sociale nella vicina Perledo aggiunge: «Il paese ha una storia e non capisco perché modificare il nome, come se uno decide di cambiare nome al figlio».
E quanto al doppio senso del nome Bellano, a microfoni spenti le battute sono colorite, e per qualcuno Bellamo alla fine è pure armonioso e sinonimo di amore, e tra i consigli c’è quello di preparare un nuovo cartello con scritto a grandi caratteri entrambe le denominazioni i da posizionare in paese così che alla fine il torto diventi un richiamo turistico.
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