«Colico con Sondrio? Per una scelta simile serve il referendum»

Colico

Un referendum per decidere il futuro di Colico. È la proposta del sottosegretario regionale con delega all’Autonomia, Mauro Piazza. Perché, dice l’esponente leghista, «una scelta così epocale non può non avere un avallo popolare, non può maturare in un comitato o nelle stanze dei partiti».

Sottosegretario, come vede la bagarre politica sul futuro di Colico?

Ho già detto del mio rammarico all’ipotesi di Colico fuori dalla Provincia di Lecco: non credo che le modifiche di confini amministrativi siano lo strumento per rispondere alle sfide attuali, e non mi appassiona questo dibattito. Penso invece che sia necessario ragionare su aree vaste, sul dialogo tra territori, su abbattere confini anziché spostarli, in particolare per temi come turismo e programmazione scolastica per esempio. E ora che questo modello sembra funzionare (pensiamo al lavoro delle associazioni di categoria o alle sinergie sulle scuole alberghiere), è un peccato dare un segnale contrastante.

Il dibattito è ormai innescato. Ma se il tema è chiaro, c’è molto caos sui mezzi e sulle strade per arrivare a una quadra.

Comunque sia, la valutazione e la scelta non può che essere nelle mani dei colichesi. Sono per l’autodeterminazione dei popoli, autonomista fino in fondo. Ma le comunità devono poter determinarsi in scienza e coscienza, esprimendo in modo libero e garantito il proprio giudizio, senza condizionamenti. Per questo ritengo che il referendum sia la strada corretta: un voto libero e segreto, che dovrebbe essere il primo interesse dei promotori dell’iniziativa. Mai aver paura delle urne, valgono molto di più di raccolte firme a favore o contro, magari fatte senza un pubblico ufficiale di convalida. Un voto libero che sarebbe garanzia per tutti, anche per gli enti superiori chiamati a decidere. E metterebbe a tacere ogni polemica.

C’è chi solleva dubbi giuridici rispetto all’interpretazione delle normative. Come legge, ad esempio, il famoso articolo 52 del regolamento comunale?

In senso diametralmente opposto. La “materia di esclusiva competenza locale” è proprio “l’iniziativa”, come cita l’articolo 133 della Costituzione, ovvero l’avvio del procedimento per il cambio di circoscrizione provinciale, una competenza che la Costituzione assegna in forma esclusiva al Comune. Per capirci, non possono essere la Regione o lo Stato a svegliarsi un giorno e attivare la procedura per cambiare la provincia di appartenenza di un Comune, il “calcio di inizio” deve sempre originare dal Comune. Non sono un costituzionalista, ma c’è molta giurisprudenza costituzionale in questo senso, con un particolare riferimento al principio di partecipazione delle popolazioni interessate: il referendum, appunto. E comunque, chi potrebbe mai opporsi alla volontà di fare un referendum? Non la Regione. Non lo Stato. Certamente non le Province.

Qualcuno paventa anche un possibile danno erariale derivante dai costi di un eventuale referendum.

Si faccia un interpello preventivo alla Corte dei Conti per fugare ogni dubbio. È un istituto molto spesso utilizzato. La combattiva sindaca di Colico (che da sempre è in campo per far valere le sue ragioni con Anas, Ferrovie, Navigazione, Comunità Montana, Provincia…) ecco, sono certo che in onore all’autonomia che l’ha sempre contraddistinta non farà fatica a chiedere qualche approfondimento costituzionale o della magistratura contabile. Tra il volere del popolo e l’interpretazione di un regolamento, credo non ci sia bisogno di dire da che parte sta la democrazia. E la democrazia, si sa, non ha prezzo. E poi guardi. C’è un’opzione che sbaraglia ogni dubbio.

Vale a dire?

Una scelta così epocale non può non avere un avallo popolare, non può maturare in un comitato o nelle stanze dei partiti o tra portatori di interessi legittimi, ma non necessariamente maggioritari. E non può essere nemmeno lasciata al voto di un consiglio comunale che non ha ricevuto nessun mandato popolare in merito alla questione di Colico con Lecco o con Sondrio. Se proprio il referendum non si può fare, c’è sempre la via maestra. Nuove elezioni, presentandosi con programmi in cui ci sia anche una posizione chiara sulla questione della provincia di appartenenza. E così si fa decidere i cittadini. Serenamente. Molto di più che esprimendosi con un voto in consiglio comunale senza sapere come la pensino gli elettori che ti hanno mandato a ricoprire quel ruolo.

In definitiva, quale ruolo ha Colico all’interno della Provincia di Lecco?

Mi limito a dire che Colico gioca un ruolo importante nella Provincia di Lecco. Non è un caso che i suoi esponenti abbiano ricoperto e ricoprano ruoli di grande importanza, dal vicepresidente della Comunità Montana, al consigliere provinciale delegato al bilancio, passando per assessori provinciali, consiglieri di vario ordine e grado, società partecipate e via dicendo. Fino alla brillante presidenza dei sindaci della riviera lecchese oggi ricoperta proprio dal sindaco Gilardi.

Insomma, una grande considerazione politica e amministrativa per questo Comune, che fa il paio con un lungo elenco di risorse economiche adeguate ad una realtà così popolosa e strategica. Mi pare sia stata una bella storia, tra Colico e il territorio provinciale, di reciproche soddisfazioni e interessi condivisi. Poi per carità, anche le relazioni più solide e motivate finiscono. L’importante è che finiscano per una volontà ben chiara, definita e accertata come espressione della comunità. E con il sorriso sulle labbra per un bel percorso fatto assieme

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