
Morte di Jennifer Alcani dopo l’incidente ad Abbadia. Giudizio immediato per il 23enne alla guida dell’auto
L’udienza di Massimo Fusi, lecchese di 23 anni è già stata inserita a calendario a inizio luglio. Ora si trova agli arresti domiciliari un una comunità
Lecco
Giudizio immediato per Massimo Fusi, 23 anni, lecchese: il ragazzo alla guida della Bmw serie 1 sulla quale, all’alba del 10 gennaio scorso ad Abbadia Lariana, lungo la provinciale 72, ebbe un incidente a seguito del quale perse la vita la giovane Jennifer Alcani, 13 anni.
L’immediato salta il passaggio dell’udienza preliminare e l’udienza è già stata inserita a calendario a inizio luglio. A questo punto, è fatta ancora salva la possibilità per l’imputato di chiedere di essere giudicato con un rito alternativo, in altra udienza.
Fusi ora si trova agli arresti domiciliari un una comunità. Si tratta dunque del giovane che sfrecciava con la vettura a 150 all’ora, poco prima dello schianto contro un muro in cemento, nei pressi dell’intersezione tra la 72 e la statale 36 ad Abbadia Lariana, come testimoniato da un video pubblicato sui social. A filmarlo era stato l’amico presente con imputato e vittima in macchina, che era risultato il proprietario dell’auto che non poteva guidare, essendo sprovvisto di patente. Ad annunciare la svolta sul fronte dell’inchiesta, è stato l’avvocato Marcello Perillo, che rappresenta sia Artur Alcani, 38 anni, che Graziella Danca, 44, rispettivamente papà e mamma della tredicenne. Secondo quanto confermato dall’avvocato lecchese, i genitori della povera Jennifer non hanno ricevuto alcun risarcimento per la morte della figlia.
L’accusa contestata è quella di omicidio stradale, anche se l’avvocato di parte civile ha sempre sostenuto con forza che Jennifer sia stata vittima di sottrazione di minore da parte di entrambi i ragazzi, perché indotta a uscire di casa con una banale scusa. Particolarmente toccante era stata anche la vicenda della madre, che era andata a dormire dormire convinta che la figlia fosse nel suo letto, nella stanza accanto alla sua. Si era invece ritrovata al pronto soccorso del Manzoni di Lecco, all’alba. Poi le era toccato ricostruire la vicenda: l’uscita di nascosto della ragazzina di solo 13 anni, la notte in giro per locali con due amici maggiorenni, la corsa in auto a 150 all’ora, lo schianto in galleria, e la morte, dopo giorni di agonia, di una ragazza “che voleva sentirsi grande, ma che in realtà era ancora bambina”, come ha ricordato all’epoca del fatto la madre stessa. Graziella Danca, oltre al dolore atroce, aveva dovuto affrontare nell’immediatezza una vergognosa gogna degli utenti social, che le rimproveravano di essere una madre che non si prendeva cura di sua figlia.
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