Confindustria Lecco, Sondrio e Como verso l’unione: «Una sola voce per le imprese del territorio»

I presidenti Campanari e Brenna hanno presentato il progetto di aggregazione sostenuto anche dal presidente nazionale Emanuele Orsini. L’obiettivo: rafforzare la rappresentanza industriale e costruire una governance comune per un territorio che vale 35 miliardi di euro di produzione

Lecco - Sondrio

«Entro la fine del 2026 le assemblee straordinarie di Confindustria Como e Confindustria Lecco e Sondrio approveranno il testo del progetto di aggregazione e, nella primavera del 2027, nascerà una nuova realtà associativa unica per i nostri territori». Lo ha annunciato Marco Campanari, presidente dell’associazione di Lecco e Sondrio, nel corso dell’assemblea generale degli industriali a Lariofiere di Erba.

Quella vissuta ieri è stata la sesta assemblea comune delle due organizzazioni: se il percorso sarà confermato, ci sarà un settimo appuntamento nell’autunno del 2026, mentre l’ottavo sarà in realtà il primo della nuova Confindustria unita.

«Collaboriamo da anni – ha proseguito Campanari – con ottimi risultati: si tratta di associazioni speculari non solo dal punto di vista geografico ma anche strutturale. Abbiamo entrambe circa 700 aziende associate, specificità analoghe ma anche complementari. Nascerà – ha detto ancora il presidente di Lecco e Sondrio – una delle prime dieci realtà associative del sistema confindustriale, molto ben patrimonializzata. Prevediamo un progetto innovativo anche sul fronte della governance: i nostri consigli generali hanno dato il via libera e quindi siamo ora in cammino con una destinazione precisa».

Un percorso fortemente sostenuto anche a Como: «Come ha dimostrato lo studio strategico territoriale realizzato da The European House Ambrosetti – ha detto Gianluca Brenna, presidente di Confindustria Como – questo territorio deve avere una visione ampia, perché sul tappeto ci sono temi fondamentali che necessitano di risorse importanti per essere affrontati».

Da qui il via libera alla costituzione di un’unica associazione che rappresenti le imprese di un territorio capace di produrre 35 miliardi di valore aggiunto, caratterizzato da un’alta densità industriale e da una fortissima cultura del lavoro.

«Abbiamo una meccatronica di alto livello nel Lecchese – ha proseguito Brenna – un settore tessile ancora centrale a Como, il legno-arredo presente su entrambi i territori; c’è un turismo della montagna che deve dialogare sempre più con quello lacustre. Abbiamo quindi tutte le risorse – ha detto ancora l’industriale comasco – per realizzare le linee di intervento previste dallo studio e costruire un percorso davvero virtuoso per le nostre tre province: non pensiamo più alla singola parrocchia, alziamo lo sguardo e lavoriamo finalmente uniti».

Il percorso aggregativo è stato benedetto anche dal presidente nazionale di Confindustria, Emanuele Orsini, che ha chiuso l’assemblea: «Da sempre siamo favorevoli alle sinergie e ai percorsi unitari – ha detto – e quindi vediamo con grande favore anche il percorso che porterà all’unione delle realtà associative di questi territori così rilevanti per il nostro sistema».

Prima dell’annuncio dell’aggregazione, salutato con un grande applauso dalla platea degli industriali presenti a Erba, Brenna e Campanari si sono soffermati sul titolo dei lavori assembleari: «Rivoluzioni. La difesa dei valori dell’Occidente».

Secondo il presidente comasco, «siamo in una fase storica caratterizzata da uno stravolgimento delle linee guida che per decenni hanno accompagnato lo sviluppo delle nostre imprese: sono in discussione i valori della democrazia, della libertà e anche i confini. Dobbiamo quindi impegnarci per difendere i nostri valori perché solo in questo modo tuteliamo il nostro benessere e il nostro stato sociale».

Anche Campanari ha evidenziato come, ormai da anni, l’Occidente sia in profonda crisi, attaccato dall’esterno con il fondamentalismo, il terrorismo e le guerre: «Il sogno idilliaco della globalizzazione si è dissolto e ci muoviamo ora all’interno di scenari geopolitici caratterizzati da politiche di forza e di dominio, soprattutto per quanto riguarda gli asset strategici. Inoltre – ha proseguito il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio – l’Occidente è attaccato anche dall’interno, non ama più se stesso, come diceva Benedetto XVI».

Nasce da queste considerazioni una forte critica che le due associazioni rivolgono all’Unione Europea: «Mi identifico pienamente in un’Europa che guarda alle sue radici – ha detto ancora Campanari – ossia quelle giudaico-cristiane; fatico invece a farmi scaldare il cuore da un’Unione Europea che è una sovrastruttura e che ha creato una politica industriale, quella del Green Deal, che si è risolta in un gravissimo disastro, con pesanti danni all’economia e conseguenze sociali molto forti».

Eppure, proprio in questo contesto così complesso, come ha detto Gianluca Brenna, «servirebbe più Europa: ne abbiamo bisogno perché il mondo va velocissimo, sulla scena ci sono colossi come Cina e Stati Uniti e al momento l’Ue è lenta; se proseguiamo in questa direzione, siamo destinati a una progressiva disgregazione delle nostre filiere. Quanto possiamo resistere in queste condizioni?».

Gli industriali di Como, Lecco e Sondrio, ormai avviati verso un percorso che li porterà a parlare con una sola voce, non chiedono una nuova politica industriale comunitaria – quella del Green Deal è bastata e avanzata – ma invitano il governo italiano a lavorare perché l’Europa possa dotarsi di politiche di approvvigionamento comuni, di un piano energetico unitario e di una difesa europea che tuteli, insieme ai valori, anche i confini.

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