Falsi d’autore scoperti dai carabinieri, il perito è lecchese

Le indagini hanno portato al sequestro di 104 opere pronte per essere esportate, soprattutto negli Stati Uniti. Ogni pezzo era accompagnato da documenti falsi di libera circolazione, destinati a ingannare case d’asta e collezionisti. A contribuire all’indagine Michele Tavola.

Lecco

Le firme erano di Picasso, Munch e Klee, ma le centinaia di opere riprodotte erano false. Grazie a un’indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma e dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale, con il supporto dell’agenzia Eurojust, l’operazione Minotauro bis ha smascherato un vasto traffico di falsi d’autore venduti come capolavori autentici.

Avviate nel novembre 2022, le indagini hanno portato al sequestro di 104 opere false pronte per essere esportate, soprattutto negli Stati Uniti. Le opere, abilmente falsificate grazie a tecniche di riproduzione avanzate, venivano stampate su carta filigranata “Vollard” o “Picasso”, invecchiate artificialmente con bagni di tè o caffè, e firmate a mano per renderle credibili. Ogni pezzo era accompagnato da documenti falsi di libera circolazione, destinati a ingannare case d’asta e collezionisti. Il danno economico sfiorava il milione di euro. A contribuire all’indagine Michele Tavola, storico dell’arte lecchese, specializzato nella grafica di Picasso e in generale nella grafica del ventesimo secolo.

«Il nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri – spiega - che ha condotto l’operazione in modo impeccabile, aveva bisogno di un esperto per certificare la falsità delle opere sequestrate. Hanno ritenuto che fossi la persona adatta, anche perché ho curato varie mostre sulla grafica di Picasso negli ultimi quindici anni e lavoro per il Ministero della Cultura».

Che tipo di opere ha esaminato?

«Si trattava di stampe apparentemente autografe, ma in realtà false. Le firme attribuite a Picasso erano evidentemente apocrife se confrontate con quelle autentiche. La carta utilizzata non era quella impiegata da Picasso, e le filigrane non corrispondevano a quelle originali. Anche le tecniche di stampa erano difformi rispetto a quelle dell’artista».

Come si distingue un’incisione autentica da un falso?

«L’autore incide una matrice che viene poi inchiostrata e stampata in un numero limitato di esemplari sotto la sua supervisione. Se la matrice non è stata realizzata dall’artista, o le stampe non sono state prodotte sotto il suo controllo, allora parliamo di falsi».

Com’è stata la collaborazione con i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale?

«Un’esperienza straordinaria. Il Nucleo tutela è una vera eccellenza a livello internazionale, attivo dal 1969 come prima forza di polizia al mondo dedicata alla protezione del patrimonio culturale. Ho collaborato con la sede di Roma e ho trovato persone estremamente competenti, professionali e instancabili. È stato un percorso che mi ha arricchito molto, anche dal punto di vista umano».

Quanto è durata la sua partecipazione all’indagine?

«Circa tre anni. È stata un’operazione complessa, che ha coinvolto 13 forze di polizia in tutto il mondo, coordinate dal Nucleo Tutela. Un lavoro enorme, nel quale io sono stato solo un ingranaggio, ma che ha richiesto impegno costante e anche missioni all’estero».

Lei è stato assessore alla cultura a Lecco. Oggi lavora a Milano, ma continua a seguire la sua città?

«Con grande affetto e attenzione. Sono molto legato a Lecco, ci torno spesso. Le attività culturali sono vive, e l’assessora alla cultura – che ha preso il mio posto nel 2015 – sta facendo un ottimo lavoro. Se posso esprimere un desiderio, è quello di vedere finalmente riaperto il teatro. Sarebbe un grande segnale per la città».

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