
Cronaca / Lecco città
Sabato 11 Marzo 2017
Lecco, c’è una strada nel bosco
Il progetto “privato” per Campo de Boi
ll caso Fa discutere la proposta di alcuni proprietari
«Ci serve per arrivare alle baite, la paghiamo noi»
Tra gli interessati l’Unicalce, che finanzia lo studio
«La strada ci serve e la facciamo a spese nostre senza chiedere un euro a nessuno. Io per esempio ho già una certa età e non so fino a quando riuscirò a salire a piedi a casa mia dove passo le domeniche e le vacanze, mentre sono già tanti, la maggior parte, gli anziani proprietari che non hanno più la possibilità di andare su se qualcuno non gli dà un passaggio col fuoristrada».
Franco Panzeri, lecchese, 73 anni, a Campo de Boi ci va da da una vita: negli anni ’60 ha ereditato una baita che era degli zii della moglie, poi negli anni ’80 ne ha comprato e ristrutturato un’altra.
Come lui Walter Pellegatta, che di anni ne ha 52 e dice di essere appunto uno dei più giovani residenti del vecchio nucleo agricolo: «Sto nella baita che è stata dei miei suoceri. Non ci vivo, è la seconda casa dove passo tutti i week end anche d’inverno». Il problema della strada per i poco meno di 40 nuclei familiari è tutto qui: poter raggiungere le case per ora a portata di gambe solo dei più giovani e sani. Quattro anni fa, racconta Pellegatta «in tre o quattro abbiamo buttato in giro la voce per vedere chi ci stava a mettere insieme un progetto dopo quello naufragato della giunta Bodega, finito nel cassetto chiuso delle promesse elettorali, e così è venuta fuori l’idea di uno studio di fattibilità». Quello che è stato visionato l’altra sera in commissione tra la soddisfazione di quasi tutti i consiglieri (eccetto Alberto Anghileri della sinistra radicale) e che ha suscitato un vespaio di proteste e di timori sui social network tra gli escursionisti lecchesi sbigottiti che, nati con gli scarponi, sugli amatissimi sentieri della Rovinata, di Falghera e di Campo de Boi, ben più a portata del Resegone e di itinerari impegnativi, ci scorrazzano da quando erano lattanti.
Ma come una strada? Addio piante sorgenti dal terreno selvatico ed elevate al cielo, addio mulattiera dove il cuore tornava tante volte sereno salendo e cantando le lodi del Signore? I sostenitori del tracciato agro silvo pastorale largo due metri e mezzo con un fondo di calcarese e piazzole, al posto del sentiero sconnesso e così amato, per far transitare i mezzi autorizzati («Solo un fuoristrada per ogni nucleo familiare e niente moto», assicura Pellegatta), giurano che l’ambiente montano, l’ultimo scampolo di magia della natura appena sopra Lecco, non verrebbe quasi alterato. Ma è sul quasi che infuria la discussione.
Intanto i fatti. Questi: lo studio di fattibilità, redatto dall’agronomo Giulio Fezzi e commissionato dal costituendo consorzio «Amici di Campo de Boi» (i proprietari) è stato pagato dall’Unicalce, concessionaria della cava a Belledo nonché proprietaria del collegio La Madonnina. «Ma sia chiaro - tiene a precisare Pellegata - non è l’Unicalce che ha promosso il progetto, siamo noi. La società, da noi interpellata, ha accettato ben volentieri l’anno scorso di partecipare, e si è accollata l’onere dello studio con l’accordo che quanto pagato verrà poi stornato dalla cifra che sarà chiamata a sborsare insieme a tutti noi del consorzio per realizzare la strada».
Quindi i portatori di interessi sono due, gli abitanti del vecchio nucleo e la società escavatrice. Quanto è costato lo studio di fattibilità e quanto costerà l’intervento di costruzione della strada? Impossibile saperlo. I privati si trincerano dietro il riserbo e l’Unicalce anche. «Non sono autorizzato a rilasciare queste informazioni», spiega l’ingegner Lorenzo Segala incaricato di seguire la pratica che a nostra domanda precisa replica: «Unicalce ha risposto all’appello dei privati ben contenta di dare una mano, poi certo è proprietaria di immobili a Campo de Boi ma questo è secondario». Resta, tra i fatti, la soddisfazione dei consiglieri di maggioranza e minoranza rilevata con perplessità da Alberto Anghileri.
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