
Cronaca / Lecco città
Lunedì 30 Dicembre 2019
Lecco, controlli sul sagrato
Le Sardine: «Serve il dialogo»
I rappresentanti del movimento chiedono un tavolo tra istituzioni
«Esseri umani, non “accattoni”. La soluzione non può essere allontanarli»
L’esigenza di sicurezza, anche percepita, dei cittadini è una priorità per le forze dell’ordine; a maggior ragione dopo l’esplicita indicazione in questo senso giunta dal prefetto Michele Formiglio e condivisa in occasione dell’ultima seduta della Riunione tecnica di coordinamento, andata in scena poco prima di Natale. Le “Sardine” lecchesi, però, non ci stanno e invitano all’apertura, perché «gli accattoni sono esseri umani».
La questione dell’accattonaggio torna dunque a tenere banco, dopo essere stato discusso dai vertici delle forze dell’ordine al tavolo prefettizio. Non sempre, ha spiegato il prefetto Formiglio nella circostanza, i cittadini hanno una percezione della sicurezza adeguata, nonostante i dati dei reati del 2019 abbiano fatto registrare un sensibile calo rispetto all’anno precedente.
Si è deciso quindi di fare fronte comune per contrastare i reati predatori e quelli che destano il maggiore allarme sociale, frenando inoltre il fenomeno dello spaccio in vie secondarie e del bivacco molesto.
«E’ stata inoltre condivisa con la Polizia Locale di Lecco - ha rimarcato il prefetto - l’esigenza di porre fine al fenomeno dell’accattonaggio molesto che si registra sul Sagrato della Basilica di San Nicolò in occasione delle funzioni liturgiche e che, in ragione dell’aggressività di cui si connota, ingenera soprattutto nelle persone anziane sentimenti di insicurezza».
E’ contro questa linea d’azione che le Sardine hanno deciso di schierarsi pubblicamente.
«Non ci riconosciamo in questa “coesione sociale” che chiude le porte del sagrato a una fetta specifica della popolazione – hanno fatto sapere tramite una nota -. Non ci riconosciamo in questi “valori della legalità” che alle grida di aiuto rispondono con l’esclusione. Sul sagrato della Basilica di San Nicolò è successo esattamente quello che succede ogni giorno ai confini dell’Europa: la fortezza si è sentita minacciata ed ha chiuso i propri confini».
Secondo gli esponenti lecchesi del movimento spontaneo sorto in tutta Italia, la reazione al problema deve essere diversa. «Al senso di insicurezza non vogliamo che si risponda con la minaccia. Pur rispettandone profondamente il ruolo, la soluzione non può provenire solo dalle forze dell’ordine. Vogliamo che si riconosca la propria paura, la si metta da parte e ci si apra al dialogo. Per questo, come “sardine lecchesi” chiediamo che venga aperto un tavolo di mediazione tra la Prefettura, la curia e le associazioni del territorio per trovare una soluzione condivisa e rispettosa di tutte e tutti. Perché – hanno concluso - anche gli “accattoni” sono esseri umani. Non dimentichiamoci che le loro storie sono nate altrove, fuori dal privilegio».
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