Lecco, delicata operazione salva la vista a un giovane keniota

All’ospedale di Lecco un delicato e complesso intervento di neurochirurgia effettuato dal neo primario Leonardo Fiori ha permesso al giovane Nimrod di salvare la vista. Il 22enne che vive in Kenia è stato operato per rimuovere il tumore che lo stava rendendo cieco

Lecco

Il giovane Nimrod ha 22 anni. Abita a Nairobi in Kenia e ha la sfortuna di aver sviluppato un tumore cerebrale che gli sta portando via la vista. Come un ragno che tesse la sua tela, la neoplasia si è annodata intorno al suo nervo ottico in maniera quasi indistricabile. Il padre, James, però, vive e lavora a Lecco, all’Airoldi e Muzzi, come Oss, operatore socio sanitario. E sa che l’Italia non fa distinzioni, almeno in Sanità e almeno per ora, tra ricchi e poveri. Ha il quinto sistema sanitario al mondo. E in questa eccellenza rientra anche Lecco. Così mentre in Kenia a Nimrod viene detto che non c’è speranza perché andrebbe operato subito, ma non ci sono posti liberi, in Italia, al “Manzoni” di Lecco la neurochirurga Daniela Vismara si prende a cuore la questione.

Insieme al padre del giovane fa di tutto per ottenere un visto turistico con il quale arriva a Lecco e dopo un anno di scartoffie, burocrazia e difficoltà non certo mediche, in venti giorni dal suo atterraggio sul suolo patrio, il giovane viene operato e gli viene restituita in parte la vista: rimosso il tumore, la compressione sul nervo ottico scompare. Dall’occhio destro quasi completamente, mentre il sinistro c’è la speranza che, pian piano, possa recuperare funzionalità.

Un successo che ha visto protagonisti, in sala operatoria, sia la dottoressa Vismara che il nuovo primario di Neurochirurgia Leonardo Fiori, particolarmente soddisfatto dell’operazione da lui effettuata con la collega: «Normalmente questi interventi vengono fatti in una fase molto precoce perché la sofferenza delle strutture nervose è spesso irreversibile – spiega Fiori - quindi il problema dell’agire precocemente sta proprio nel fatto dell’evitare di andare a fare un intervento quando ormai il danno è consolidato. Temevamo che il danno a livello delle strutture visive fosse ormai irreversibile, ma soprattutto che queste strutture fossero talmente fragili che se anche non fossero state danneggiate dalla lesione, qualsiasi piccolissimo gesto chirurgico potesse rappresentare il danno definitivo».

Insomma, una situazione estremamente delicata e diversa da quella che siamo ormai abituati a vivere in Italia, dove appunto gli interventi vengono fatti alla minima insorgenza del sintomo. «Abbiamo trovato delle aderenze tenacissime fra questa lesione e i nervi ottici, ma la nostra priorità era di fare di tutto per restituire al giovane la vista. Quindi l’intervento era mirato al ridurre a zero praticamente qualsiasi eventuale traumatismo che potesse derivare dalle manovre chirurgiche sui nervi ottici. E questo è stato quello che siamo riusciti a fare. Il nervo sinecotico di sinistra era quasi completamente inglobato, a livello della massa tumorale, quasi irriconoscibile. Quello di destra è stato in qualche modo più facile da liberare. Il risultato che è andato ben oltre quelle che erano le nostre aspettative».

Commossi il padre e la dottoressa Vismara. James, ha ringraziato davvero tutti: «Sembrava impossibile recuperare la vista. Ringrazio Dio e tutti i medici che sono qui, perché adesso lui può cominciare a vedere. E poi forse, con la grazia di Dio, potrà anche tornare a studiare. Grazie».

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