Cronaca / Lecco città
Giovedì 04 Dicembre 2025
Morte di Jennifer Alcani: la Procura fa ricorso contro la sentenza
Massimo Fusi sta scontando una condanna a 3 anni in una comunità. Era lui alla guida della Bmw sulla quale ha perso la vita la 13enne
Lecco
Contro la condanna a tre anni a Massimo Fusi, il giovane responsabile della morte della piccola Jennifer Alcani. La procura ha depositato il ricorso in appello contro la sentenza di primo grado pronunciata dal gup di Lecco al termine del processo celebrato con il rito abbreviato lo scorso settembre.
L’atto di impugnazione, secondo quanto riferito da fonti legali, è stato depositato e notificato all’imputato, che in questo momento sta scontando la pena in comunità. La sentenza era stata pronunciata lo scorso 10 settembre, dopo una breve camera di consiglio, ed era stata accolta con evidente sfavore, perché considerata troppo tenue, dai familiari di Jennifer Alcani, morta dopo un terribile schianto sull’automobile condotta dall’imputato. Tre anni di reclusione, appunto, al 23enne lecchese Fusi. Era lui alla guida della Bmw serie 1 che, all’alba del 10 gennaio scorso ad Abbadia Lariana, ebbe uno schianto lungo la provinciale 72, all’altezza di Abbadia Lariana, a seguito del quale perse la vita la ragazzina di solo 13 anni. Per il ragazzo, il pubblico ministero Chiara Di Francesco aveva formulato richiesta di condanna a tre anni e otto mesi. Il giudice per l’udienza preliminare Gianluca Piantadosi, al termine del processo celebrato con il rito abbreviato per il reato di omicidio stradale, aveva disposto nei confronti dell’imputato (presente in aula) la sospensione della patente per quattro anni. Il tribunale aveva stabilito anche risarcimenti con provvisionali immediatamente esecutive da 15mila euro per nonni, zii e cugini, a pari a 50mila euro per i due genitori.
Fusi, difeso dall’avvocato Vittorio Possenti, è il giovane che sfrecciava con la vettura a 150 all’ora, poco prima dello schianto contro un muro in cemento, nei pressi dell’intersezione tra la 72 e la statale 36 ad Abbadia Lariana, come testimoniato da un video pubblicato all’epoca sui social network. A realizzare il filmato era stato l’amico presente con imputato e vittima in macchina, che era risultato il proprietario dell’auto, ma che non poteva guidare essendo ancora senza patente. L’avvocato Marcello Perillo, che assiste i familiari della tredicenne, come annunciato subito dopo il verdetto, ha sollecitato l’appello del pm con un lungo atto scritto e motivato, inoltrato e depositato all’ufficio della magistratura inquirente. re, essendo sprovvisto di patente.
Delusione è stata espressa dall’avvocato di parte civile Marcello Perillo: «Non siamo soddisfatti. All’imputato (attualmente agli arresti domiciliari in comunità ndr) sono state concesse le attenuanti generiche, nonostante non abbia mai neanche chiesto scusa in relazione a quanto accaduto», erano state le parole dell’avvocato dopo la lettura del dispositivo. Ora la parola passa ai giudici di appello.
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