Piero Poli, primario di Ortopedia, ricorda Andrea Castagna: «Un ragazzo d’oro. I guardrail? Trappole mortali»

La morte di Castagna ha colpito profondamente il primario di Ortopedia e dell’Area Chirurgica del Manzoni di Lecco e gli ha ricordato l’incidente nel quale, nel 2004, quasi perse la vita. «Dopo il mio incidente venne a trovarmi»

Lecco

Piero Poli, primario di Ortopedia e dell’Area Chirurgica del Manzoni di Lecco, si definisce “un amico” di Andrea Castagna, l’imprenditore lecchese nel campo dell’ortopedia che ha perso la vita sulla Ss36 lunedì mattina.

Anzi, Poli si definisce un “collega” di Castagna che ha sviluppato quella vicinanza e simpatia propria di chi si affida a un altro professionista sempre convinto di avere di fronte una bella persona, non un semplice fornitore. Per questo la morte di Castagna lo ha colpito profondamente. E gli ha ricordato l’incidente nel quale, nel 2004, Poli quasi perse la vita. Quella volta a Poli andò bene, questa volta a Castagna proprio no.

Entrambi gli incidenti hanno una cosa in comune: una due ruote e un guardrail. «Io caddi da una bici, non da una moto, e da un ponte – racconta lucidamente il primario di Ortopedia del Manzoni - Il guard-rail troppo basso, studiato solo per le auto, era all’altezza della sella, a circa un metro e pertanto feci appena a tempo ad aggrapparmici per un secondo, prima di cadere nel vuoto per quasi venti metri di altezza. Quel secondo mi consentì di salvarmi perché caddi in verticale, provocandomi molti traumi ma senza perdere la vita. Fui molto fortunato e ci volle molto tempo per recuperare. E naturalmente, in quel periodo, Andrea venne a trovarmi: era una persona particolare, oserei dire speciale».

Andrea Castagna non è stato così fortunato, ma Poli si chiede: «Perché, ancora oggi, sulle strade si pensa ai guardrail solo come utile ausilio per arrestare le auto che escono di strada? Spesso per motociclisti e ciclisti questi dispositivi per la sicurezza stradale delle auto si trasformano in una trappola mortale».

Due incidenti diversissimi, due dinamiche completamente differenti. Ma la sensazione che Poli abbia ragione nel considerare i guardrail come un pericolo per ciclisti e motociclisti, più che una salvezza, è forte. Resta il rammarico per un’altra vita persa sulla strada. Una vita che per Poli era speciale: «Sembrano frasi fatte, quando uno viene a mancare. Ma Andrea Castagna era un ragazzo d’oro. Qualsiasi cosa avessimo bisogno, dai workshop agli open day, fino a una ragazza disabile che non aveva i soldi per comprarsi il tutore e che venne omaggiata da Andrea, lui c’era sempre. Certo, noi medici siamo sempre a confronto con morti terribili, ma nonostante io sia abituato a queste storie, per me è stato un bruttissimo colpo. E mi sono chiesto, anche se naturalmente non auguri a nessuno di morire, “ma proprio a lui doveva succedere?”».

Poli precisa che l’amicizia era professionale: «Non uscivamo a mangiare insieme, per intenderci, ma sul lavoro Andrea era di una disponibilità estrema, senza parlare delle capacità professionali e gestionali che erano altissime. Non posso che dire belle cose su di lui. Andrea è stata una di quelle persone che pur non vedendole per un po’ di tempo, quando gli telefonavi anche dopo mesi, era sempre disponibile. Per alcuni pazienti senza la 104, senza l’invalidità e per i quali certi presidi medici erano un problema di costo, lui aveva una sola risposta “Non c’è problema”. In un periodo in cui tutto è monetizzabile e monetizzato, lui dava sempre una mano».

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