Una camera delle meraviglie nel reparto di Oncologia del Manzoni

Presentate le installazioni artistiche che decorano gli ambiente

Lecco

È nata la Wunderkammer nel dipartimento oncologico dell’ospedale Manzoni di Lecco. In italiano letteralmente significherebbe “camera delle meraviglie” ed è un’espressione appartenente alla cultura tedesca usata per indicare particolari ambienti in cui, dal XVI secolo al XVIII secolo, i collezionisti erano soliti raccogliere oggetti straordinari. L’antesignano dei musei, per intenderci. Ma l’artista Giuseppe Villa l’ha reinterpretata per il reparto di Antonio Ardizzoia e l’ha inaugurata alla presenza di tutti i collaboratori del Dipo (dipartimento oncologico) e del direttore generale Marco Trivelli.

«Abbiamo deciso di chiamare così questo progetto sviluppato nel reparto di oncologia dell’ospedale di Lecco - spiega Giuseppe Villa - Un nome volutamente provocatorio che in realtà sprigiona buoni intenti e il desiderio di donare agli spazi un tocco di bellezza, leggerezza e pensiero. Questo progetto nasce da un idea di “Officina Giuseppe Villa” Tragnacchepetacch” e dal supporto dello stesso Ardizzoia, Elena Rusconi e il coinvolgimento dallo staff medico-infermieristico del reparto di oncologia».

Un progetto “corale” che nasce da una libera raccolta di parole che raccontano in qualche modo il quotidiano del reparto. Tante le parole emerse dal confronto con chi in Oncologia non solo lavora ma “vive”. Tante le parole e tantissime le emozioni e i concetti. Di queste tante parole ne sono state scelte dodici, le più ricorrenti, le più significative, le più adatte alle pareti su cui poter vivere, risuonare, parlare: “Cammino, attesa, rabbia, incontro, tempo, ascolto, smarrimento, fatica, abbraccio, sorriso, gentilezza e fiducia”. E per ognuna di queste parole - intorno ad un tavolo comune - un variegato gruppo di lavoro ha cercato immagini, oggetti, canzoni, poesie, metafore…che le potessero “raccontare” visivamente.

E così sono nate 150 cornici disseminate in vari spazi del reparto. Delle vere e proprie “finestre aperte”, dei racconti e dei pensieri dono di bellezza, di speranza. Marco Trivelli non ha dubbi: «La grande creatività dei professionisti che hanno realizzato quest’opera ha portato a far emergere parole e immagini che creano uno spazio di grandissima vita all’interno di un reparto “difficile” e gli danno grande valore».

Il valore che Antonio Ardizzoia: «L’ambiente di lavoro e del percorso per curare la malattia, è diventato un percorso di conoscenza tra pazienti, medici, infermieri che hanno scelto le dodici parole tra le centinaia prese in considerazione. Il percorso di sofferenza è diventato un percorso di vita, di speranza, di testimonianza».

Un’opera d’arte, anzi un vero e proprio cammino artistico, che si dipana per tutto il reparto e ci ricorda che l’ospedale non è solo dove si cura e ci si cura, ma anche un luogo dove si riflette, si pensa, si soffre, si spera. Dove il curare si rivolge alla persona non alla medicina tout-court. Non ci sono professionisti da una parte e pazienti dall’altra, con in mezzo la malattia. È un periodo della vita che, in quanto tale, va vissuto, compreso e partecipato con passione. Come ogni altro momento.

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