Autore da (ri)scoprire
«Dante sa risponderci
anche ai giorni nostri»

MissagliaL’incontro con Avati e Nembrini in oratorio «Ci sono le stelle ad aspettarci all’uscita dall’Inferno» Lupi: «Il bisogno di ascolto caratterizza il mondo d’oggi»

Un pubblico numerosissimo ha accolto lunedì sera all’Oratorio di Missaglia, il regista Pupi Avati e lo scrittore Franco Nembrini.

Organizzata dalla Fondazione “Costruiamo il Futuro”, la serata era dedicata a Dante Alighieri ed in particolare all’Inferno, cantica della Divina Commedia su cui lo stesso Nembrini ha pubblicato un corposo volume edito da Mondadori. L’incontro è stato introdotto da Maurizio Lupi, presidente della Fondazione “Costruiamo il futuro”, che ha ricordato il “bisogno di ascolto” che caratterizza questi nostri tempi.

«Non c’è solo la Ferragni»

Si è poi entrati nel vivo del dialogo tra i due ospiti, che sono stati invitati a spiegare come mai l’opera di Dante Alighieri, tormento per tanti studenti, sia invece così importante e soprattutto interessante. Franco Nembrini ha accolto la provocazione ribaltandola: «Per un insegnante il problema non è quello di far interessare i ragazzi a Dante, ma di far sì che imparino ad interessarsi a se stessi. Un professore non deve dare risposte ma chiarire le domande».

«Se insegnerà ai suoi studenti a domandare, impareranno che Dante risponde. Oggi dell’Inferno non parla più nessuno, ma forse perché si pensa che non se ne può più uscire. Dante ci insegna che non è così, che ci sono sempre le stelle ad aspettarci. E per me tutto questo è stato chiaro sin dalla scuola media».

Un po’ diverso il percorso di Pupi Avati che ha “scoperto” Dante in età adulta: «Ho iniziato ad apprezzare Dante e la Firenze dei suoi tempi quando ho approfondito l’età medievale per la realizzazione di un film. È dal 2001 che ho voglia di raccontare questo uomo e la sua opera in un film. Credo che il nostro Paese debba conoscere un così grande scrittore, visto che a questo mondo non c’è solo la Ferragni». Il discorso è poi virato su Beatrice, colei che ispirò Dante. Anche qui i due relatori hanno offerto due visioni molto diverse. Per Pupi Avati, Beatrice è la donna che Dante non può avere per cui ne fa l’angelico simbolo di una bellezza inaccessibile.

La presenza di Dio

Per Nembrini, invece, quello con Beatrice è per Dante l’incontro vero con la bellezza: «La Divina Commedia è il poema di un uomo che si sente salvato da Dio attraverso una donna. Beatrice è la presenza di Dio nella sua vita, perché ogni amore è testimonianza di Dio». Si è parlato, infine, del male, a cui Pupi Avati ha dedicato il film “Il signor diavolo”, uscito nelle sale alla fine di agosto: «Il mio è un film sul male e su quella figura del diavolo che oggi andrebbe riconsiderata. Il demonio è il male ed è un qualcosa di misterioso ed inspiegabile: forse per questo noi oggi lo stiamo sottovalutando e preferiamo fingere che non esista. Per ovviare a questa “dimenticanza” ho creduto importante fare un film sul male che è ovunque, in tutti noi e anche in noi stessi».

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