L’ultimo saluto a Valentino e Massimo: «Nella Bibbia la montagna è il luogo più vicino a Dio»

La basilica di san Nicolò a Lecco, non è riuscita a contenere tutti coloro che hanno voluto partecipare ai funerali di Valentino Alquà e Massimo Ratti. I due amici scialpinisti lecchesi che domenica mattina hanno perso la vita sul Pigne d’Arolla, montagna di quasi 3.800 metri nel Cantone Vallese, in Svizzera, hanno riunito intorno a sé tantissime persone, che non hanno potuto non accompagnarli in questo loro ultimo tratto di strada. Già un’ora prima dell’inizio delle esequie il sagrato della chiesa era strapieno di amici e parenti ed all’entrata delle due bare nella navata della basilica, l’emozione si toccava con mano.

Troppo dolore di fronte a due morti inspiegabili e per molti inaccettabili. I presenti si sono riuniti quasi a farsi coraggio l’un l’altro, quasi a sorreggersi fisicamente ed a cercare di esorcizzare una duplice scomparsa, troppo tragica.

Tutti hanno rispettato le indicazioni del gruppo Asen Park, fondato proprio da Massimo Ratti, che aveva invitato a non vestirsi a lutto, perché Massimo odiava il colore nero. C’erano cos’ le felpe colorate dell’Asen Park, l’azzurro delle Guide scialpinistiche, il rosso dei Ragni di Lecco e del Soccorso Alpino. Gruppi multicolori che hanno cercato di attenuare l’emozione palpabile. Accanto all’altare c’erano i gagliardetti del Cai di Lecco, dei Ragni e del Gruppo Gamma. Tra i tantissimi presenti abbiamo notato il sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni, il sindaco di Ballabio, Giovanni Bruno Bussola, il presidente dei Ragni Matteo De Zaiacomo, il presidente del Cai Lombardia Emilio Aldeghi ed un grande alpinista come Luigino Airoldi. La messa è stata celebrata da don Benvenuto Riva, parroco di Ballabio, insieme a monsignor Davide Milani, prevosto di Lecco, don Marco Rapelli, parroco di Germanedo.

Don Benvenuto, nel cominciare le esequie, ha citato il salmo che recita: «Come l’erba sono i giorni dell’uomo» ed ha invitato tutti a pregare per Valentino e Massimo. In seguito, la prima lettura era dal Libro dell’Esodo ed il Vangelo era quello di Luca. Per un caso del destino entrambe le letture ed anche un salmo contenevano una parola simbolo per la vita di Valentino e Massimo e per molti dei presenti in basilica: montagna. Nel libro dell’Esodo Mosè sale sul monte e nel Vangelo di Luca, Gesù se ne va sulla montagna e sceglie i dodici apostoli. «Nella Bibbia – ha sottolineato don Marco Rapelli – la montagna è il luogo più vicino a Dio, è, dunque, in un posto privilegiato. Ognuno a modo suo vive la montagna come un momento di elevazione spirituale e per Dio è simbolo della nostra interiorità ed è il luogo dove Cristo si rivela». Parole che hanno voluto sottolineare come la montagna, con tutto il suo portato di silenzio e di tensione verso l’alto, sia quasi un luogo di elezione sia per chi crede sia per chi non ha la fede. Aspirare a salire sulle montagne, come era profondamente intrinseco alle scelte di Valentino e Massimo, equivale a sfidare la terra per avvicinarsi sempre di più al cielo».

514 L'ultimo saluto a Valentino e Massimo. Video di redazione

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