Pd di Sondrio: «Sulle dighe non serve sperimentazione, ma sicurezza»

Il partito interviene sulla decisione di Enel Green Power e chiama in causa le istituzioni- L’assessore regionale Sertori: «La sicurezza dei lavoratori è una nostra priorità»

Sondrio

«Le montagne non sono laboratori sperimentali e la sicurezza dei lavoratori non è una voce di bilancio da comprimere». Sulla decisione unilaterale di Enel Green Power di avviare la sperimentazione di singolo presidio sulle dighe di alta quota, compresa quella di Trona in provincia di Sondrio interviene Michele Iannotti, segretario provinciale del Partito democratico di bollandola come «scelta miope, rischiosa e inaccettabile».

«Lasciare un lavoratore da solo per giorni in ambienti impervi, isolati, esposti a condizioni meteorologiche estreme, senza alcun supporto in caso di emergenza mette a repentaglio non solo la vita di chi lavora, ma anche la sicurezza dell’intero territorio montano e delle comunità sottostanti» sottolinea Iannotti.

Il Pd valtellinese si unisce dunque alla richiesta formale avanzata dalle organizzazioni sindacali affinché la sperimentazione venga immediatamente sospesa. «Il tragico precedente della centrale di Suviana, costato la vita a sette persone, ci ricorda che non dobbiamo mai abbassare la soglia di attenzione – aggiunge il segretario dem -. Appoggiamo senza riserve l’iniziativa dei sindacati: la battaglia per la sicurezza è una battaglia per la dignità del lavoro e per la tutela delle nostre comunità. Regione Lombardia, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e tutti gli enti competenti devono fare la loro parte per impedire che la sperimentazione venga attuata».

A questo proposito, il segretario del Pd rivolge un appello alle istituzioni locali della provincia di Sondrio - Comuni, Comunità montane, Provincia e Consorzio Bim - perché si attivino con decisione presso la Regione Lombardia e il Ministero.

«È il momento che tutte le istituzioni locali alzino la voce, facciano fronte comune e chiedano con fermezza il blocco immediato di questa sperimentazione – insiste -. I lavoratori che presidiano questi impianti sono sentinelle del territorio, non numeri da tagliare».

La questione è stata già sollevata a Milano, in Regione. A farlo è stato il consigliere della Lega Davide Caparini che ha “interrogato” l’assessore alla Montagna, Massimo Sertori chiedendogli se la Regione fosse al corrente della scelta di Enel Green Power, come intenda muoversi e se siano previste iniziative per promuovere linee guida specifiche o accordi territoriali per garantire che l’operatività nei siti montani particolarmente isolati non avvenga mai in modalità mono-operatore.

Sertori ha risposto dichiarando di aver appreso la notizia dai sindacati e che solo successivamente Enel Green Power ha fornito spiegazioni sulla proposta. Ricorda poi di aver incontrato il 30 aprile i referenti sindacali condividendo i rilievi «in ordine alla sicurezza e alla salute dei lavoratori in questione».

L’assessore ricorda però che la competenza in merito alla sicurezza dell’esercizio delle “grandi dighe” è dello Stato e nello specifico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La Regione Lombardia seppur competente sulla gestione del demanio idrico e sul rilascio delle concessioni idroelettriche, comprese le procedure di riassegnazione delle grandi derivazioni idroelettriche, non ha alcuna competenza per intervenire direttamente, «anche perché le dighe in questione appartengono ad impianti ancora in regolare concessione ad Enel Green Power fino al 31 marzo 2029» ricorda Sertori. «È tuttavia interesse della Regione Lombardia, sia la garanzia occupazionale nel territorio regionale, ma anche e soprattutto che questa avvenga garantendo le migliori condizioni di sicurezza e benessere per i lavoratori del settore».

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