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Giovedì 02 Ottobre 2025
Spopolamento e futuro della Valtellina: l’attrattività come risposta
Uncem evidenzia come le aree montane, nonostante le difficoltà demografiche, possano attrarre nuovi residenti investendo in infrastrutture e innovazione
Sondrio
Spopolamento, nascita zero e futuro delle valli, la sfida è nell’attrattività. I dati dell’Istat parlano chiaro: l’Italia perde abitanti, invecchia rapidamente e nei prossimi decenni rischia di scendere sotto i 47 milioni di residenti. A fronte di comuni senza nuovi nati e giovani che emigrano, il destino sembra segnato anche per le aree montane. Ma l’ultimo rapporto Uncem racconta anche un’altra faccia della medaglia: la montagna resta attrattiva, capace di richiamare nuovi residenti e generare progettualità, a patto che istituzioni e comunità sappiano investire in servizi, infrastrutture e lavoro.
Negli ultimi dieci anni le previsioni demografiche sono state riviste al ribasso: le nascite sono crollate sotto le 400mila unità l’anno, quasi 400 comuni nel 2024 non hanno registrato alcun nuovo nato e il Mezzogiorno, ma anche molte aree interne del Nord, stanno pagando il prezzo dell’emigrazione giovanile. La popolazione italiana, oggi circa 59 milioni, scenderà sotto i 50 milioni entro mezzo secolo. E l’età media, già vicina ai 47 anni, supererà i 50 entro vent’anni.
La Valtellina si trova al centro di questa contraddizione. Da un lato, soffre delle stesse dinamiche di spopolamento che affliggono le aree periferiche: giovani che si trasferiscono in città per studiare o lavorare, nascite in calo e servizi che faticano a reggere il peso di comunità sempre più anziane. Dall’altro, mantiene un potenziale attrattivo che l’Uncem ha messo in luce nel suo ultimo rapporto: la montagna non è soltanto un luogo da cui si parte, ma sempre più anche un luogo in cui arrivare.
Negli ultimi anni, complici la pandemia e la diffusione del lavoro da remoto, famiglie e professionisti hanno scelto i borghi alpini per qualità della vita, spazi, natura. La Valtellina può giocare le sue carte sull’agroalimentare di qualità, sul turismo sostenibile, sull’energia rinnovabile e su nuove forme di imprenditoria legate all’innovazione green.
«L’attrattività da sola non basta» avvertono però gli esperti. Senza investimenti seri in infrastrutture, mobilità, connessioni digitali, sanità di prossimità e servizi educativi, il rischio è che la montagna resti una scelta temporanea e non un progetto di vita. È in questo scenario che la Valtellina deve muoversi e farlo con una visione ampia e condivisa.
Le conseguenze economiche della crisi demografica sono già in atto. Entro il 2040 l’Italia perderà circa 5 milioni di lavoratori e il Pil rischia un calo dell’11%. Per la Valtellina, questo significa meno imprese familiari che passano di mano, meno forza lavoro nelle filiere agricole e turistiche, più difficoltà a mantenere i servizi essenziali. Ma significa anche una grande opportunità: se saprà rendersi attrattiva, la valle potrà diventare un laboratorio di ripopolamento e sviluppo sostenibile.
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