Variante Vercurago, la protesta continua: raccolta firme e mozione ai Comuni

Prosegue la mobilitazione dei comitati di Chiuso e Calolziocorte contro la variante: entro fine giugno l’obiettivo è superare le 2mila firme per chiedere una quarta alternativa progettuale. Intanto si lavora a una mozione da inviare a Lecco, Calolziocorte, Vercurago e ai comuni limitrofi

Vercurago

“Chiamiamo le Iene”. La proposta di una cittadina arrabbiata, tesa ad aumentare l’attenzione verso la vicenda della variante di Vercurago, è stata sostenuta da altri tra il pubblico dell’ultima assemblea alla casa sul pozzo ma è stata accolta con freddezza dai comitati di Chiuso e Calolziocorte.

In attesa del progetto di fattibilità tecnico – economica, che dovrebbe arrivare in autunno, la strategia dei cittadini è chiara. In primo luogo, fino a fine giugno proseguirà la raccolta firme per la petizione destinata alle autorità per chiedere l’avvio di uno studio di fattibilità per una quarta alternativa progettuale in cui si preveda un tracciato diverso per quest’opera.

L’obbiettivo è superare ampiamente quota 2mila firme. In parallelo, i comitati stanno preparando una mozione che intendono inviare non solo alle amministrazioni di Lecco, Vercurago e Calolziocorte ma anche ai comuni sopra Calolziocorte, Pescate e Olginate. L’obbiettivo è dare ancora più forza “politica” alla richiesta di analizzare la fattibilità di un’altra alternativa. «Tante persone – ha commentato Luca Dossi, portavoce del comitato di Chiuso – nell’ultimo periodo mi hanno fermato per dirmi che non erano d’accordo rispetto alla posizione del comitato. Lo voglio dire in modo chiaro: noi siamo d’accordo che la Lecco - Bergamo serve ed è funzionale al sistema. Allo stesso tempo, noi riteniamo che quest’opera così come è stata pensata non permetta di risolvere i problemi del traffico. Pensiamo che questi 253 milioni di euro vadano spesi meglio. Le criticità e le problematiche che deriverebbero da questo progetto sarebbero talmente invadenti e gravose da compromettere la nostra qualità di vita come residenti. Il risultato non sarebbe equo rispetto al denaro pubblico che verrebbe speso e ai danni che noi subiremmo».

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