
Ansa Tecnologia
Giovedì 09 Ottobre 2025
Elefanti macellati nell'Italia preistorica, trovate le prove a Roma
Molto prima della carbonara e della coda alla vaccinara,
a Roma e dintorni
si
mangiavano gli elefanti
: questi animali venivano macellati per ottenere
carne
e
utensili di osso
oltre
400.000 anni fa
, durante i periodi di clima mite del
Pleistocene medio
. Le prove di questa pratica sono state scoperte in uno scavo a Casal Lumbroso, nella zona ovest della Capitale, come riporta lo
studio
pubblicato sulla rivista Plos One dai ricercatori di Sapienza Università di Roma in collaborazione con il Museo delle Civiltà, l'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igag) e la Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma.
A oggi sono
meno di venti
i
siti noti a livello globale
che documentano lo
sfruttamento di carcasse di elefante
da parte dei nostri antenati.
Casal Lumbroso
si distingue per la
ricchezza dei reperti
e per l’approccio metodologico adottato nello studio, che ha permesso di ricostruire in dettaglio la catena di eventi che ha portato alla deposizione dei fossili.
Durante gli scavi è stata rinvenuta una carcassa incompleta di un
antico elefante
dalle
zanne dritte
(Palaeoloxodon) insieme a
più di 500 utensili in pietra
. Diversi resti ossei presentano fratture avvenute poco dopo la morte dell’animale, ciascuna associata a segni di impatto riconducibili all’uso di una forza contundente. L’assenza apparente di segni di taglio sulle ossa è compatibile con l’uso di
piccoli strumenti
per macellare i tessuti molli. La maggior parte degli strumenti in pietra rinvenuti nel sito misura meno di 30 millimetri, forse a causa della scarsa disponibilità di pietre di grandi dimensioni. Alcune ossa di elefante sono state fisicamente modificate per essere utilizzate come strumenti più grandi.
Lo studio è stato condotto da archeologi, paleontologi, geologi e specialisti di diverse discipline, che hanno unito competenze e approcci integrati con analisi geologiche e stratigrafiche del deposito, analisi geochimiche sui sedimenti vulcanici (che hanno permesso di datare il sito a circa 400.000 anni fa) e analisi isotopiche su un dente dell’elefante (che riconducono la crescita dell'animale a una foresta con clima caldo-umido). Tra i resti sono stati identificati anche rinoceronti, bovini, cervidi, daini, caprioli e lupi, testimonianze di un ricco ecosistema oggi scomparso.
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