 
        
       
    
  Una
  
   costellazione
  
  di
  
   2.800 satelliti
  
  con
  
   Intelligenza Artificiale a bordo
  
  e in grado di
  
   lavorare in rete
  
  come un
  
   enorme supercomputer spaziale
  
  : è l'obiettivo del
  
   programma cinese Star computing
  
  , che ha messo in orbita i
  
   primi 12 satelliti
  
  della
  
   Three-Body Computing Constellation
  
  . Il progetto è dell'azienda privata Ada ed è condotto in collaborazione con il centro di ricerca Zhejiang Lab. In questo momento è il più avanzato fra i progetti analoghi, che tendono a fare di
  
   supercomputer e IA
  
  la
  
   nuova frontiera dello spazio
  
  , in una sfida intrapresa anche dagli Stati Uniti e che in Europa vede protagonista anche l'Italia.
  
  
  "E' il momento buono per pianificare come possiamo sfruttare al meglio l'IA per lo spazio, non solo sui nostri laptop o smartphone", ha detto alla stampa cinese il direttore del Zhejiang Lab, Wang Jian. "Lo
  
   spazio
  
  - ha aggiunto - è nuovamente diventato il
  
   luogo di frontiera
  
  su cui dobbiamo ragionare e programmare i prossimi 10, 20 o 50 anni".
  
  
  E' in questa prospettiva di lunga durata che si inserisce il programma spaziale cinese Star computing, che punta a realizzare una
  
   maxi costellazione
  
  di satelliti capaci di lavorare in rete
  
   come un grande supercomputer
  
  . A mettere in orbita il primo tassello del progetto,chiamatoThree-Body Computing Constellation, è stato il razzo Lunga Marcia 2D che dal Centro di lancio Jiuquan nel nordovest della Cina ha portato in orbita 12 satelliti dotati di un supercomputer in grado di eseguire
  
   744 milioni di milioni di operazioni al secondo
  
  , ossia 744 teraflop, e una
  
   memoria
  
  da
  
   30 terabytes
  
  . Una
  
   capacità di calcolo molto superiore
  
  rispetto a quella dei computer oggi presenti sui satelliti.
  
  
  L'
  
   obiettivo
  
  principale è
  
   ridurre
  
  enormemente la
  
   quantità di dati
  
  che dovrà essere
  
   trasmessa a Terra
  
  perché le immagini scattate dai satelliti verranno
  
   elaborate a bordo
  
  del satellite stesso. Si tratta del cosiddetto 'edge computing', ossia la possibilità di elaborare le informazioni direttamente alla fonte, in questo caso a bordo dei satelliti, così da ridurre il volume dei dati da inviare e non sovraccaricare inutilmente i data center.
  
  
  Il secondo scopo è costruire la base di un
  
   progetto più ampio e ambizioso
  
  , ossia
  
   collegare tra loro i satelliti
  
  , ciascuno alimentato da pannelli fotovoltaici, attraverso un sistema di
  
   laser
  
  per
  
   organizzare
  
  una
  
   rete di supercomputer in orbita
  
  . Essendo molto freddo, lo spazio è un ambiente ideale per i data center, che richiedono
  
   moltissima energia
  
  per il
  
   raffreddamento
  
  .
  
  
  Obiettivo finale del programma Star computing è arrivare a una
  
   potenza di calcolo complessiva
  
  di
  
   almeno 1.000 petaflop
  
  , ossia poco meno della metà del più potente supercomputer terrestre attuale, ma senza richiedere energia dalla Terra.
  
  
  Più in generale l'IA nello spazio è una
  
   sfida
  
  che sta coinvolgendo molte realtà spaziali anche europee tra cui l'italiana D-Orbit, che insieme ad Amazon Web Services (Aws) nel 2022 aveva realizzato un esperimento in orbita lungo 10 mesi per testare metodi di analisi delle immagini, con l'IA, direttamente nello spazio. Proprio l'IA a bordo dei satelliti potrà aprire anche le porte al cosiddetto in-orbit servicing, ossia la presenza di satelliti automatizzati capaci di collaborare tra loro e fornire ad esempio servizi di manutenzione, ad esempio rifornimento carburante, oppure di riparazione di satelliti danneggiati.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
     
             
            