
Ansa Tecnologia
Sabato 09 Agosto 2025
Osservato al Cern un evento rarissimo, probabilità di 1 su 100 milioni
Al
Cern
di Ginevra l'
esperimento LHCb
ha permesso di osservare un
evento rarissimo
, la cui
probabilità
è
pari a uno su 100 milioni
: si tratta del
decadimento di un barione sigma-plus
, una particella subatomica che si
disintegra
producendo un
protone
, un
antimuone
e un
muone
. Il risultato, che
conferma
la correttezza del
Modello Standard
,
la teoria di riferimento della fisica),, è
pubblicato
sulla rivista Physical Review Letters con un importante contributo da parte dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
La ricerca, infatti, è stata guidata da Francesco Dettori, professore associato di Fisica sperimentale all’Università di Cagliari e associato Infn, e Francesca Dordei, ricercatrice della sezione di Cagliari dell’Infn, in collaborazione con la sezione di Perugia dell’Infn e l’Università di Santiago de Compostela. I
barioni
sono le
particelle
che costituiscono il tipo di
materia
di cui è fatto l’
universo visibile
. Lo studio del loro
decadimento
è
cruciale
per
verificare la correttezza
delle previsioni del
Modello Standard
, che descrive le particelle conosciute e le forze che agiscono tra di esse, e l’e
ventuale esistenza
di indizi di una '
nuova fisica
' che va
oltre il Modello
.
“Lo
studio dei decadimenti
rari delle
particelle
che già
conosciamo
permette di
capire
se esistano
particelle o interazioni a noi ignote
, in quanto gli effetti quantistici dovuti alla presenza di queste ultime modificherebbero le probabilità di questi decadimenti”, osserva Dettori. Le
prime prove
della possibile esistenza del decadimento del barione sigma-plus sono state raccolte dall’
esperimento HyperCP
al laboratorio FermiLab di Batavia, negli Stati Uniti, circa
20 anni fa
. I risultati all’epoca sembravano indicare che il processo potesse coinvolgere fenomeni non previsti dal Modello Standard.
Questa
ipotesi
viene ora
smentita
dai dati registrati
dall’esperimento LHCb
tra il 2016 e il 2018, ottenuti dalla collisione di protoni nell’acceleratore Large Hadron Collider ed elaborati grazie a tecniche avanzate di machine learning. “
Anche stavolta il Modello Standard ha avuto la meglio
”, commenta Dordei. “I dati sono ancora perfettamente in linea con le sue previsioni, a conferma della sua incredibile solidità, nonostante sia stato sviluppato ormai decenni fa. Ma proprio per questo, siamo motivati a spingerci ancora oltre, cercando indizi di nuove interazioni in fenomeni sempre più rari e sfuggenti”.
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