Dietro alla tragica
ritirata
delle
truppe napoleoniche
dalla
Russia
nel
1812
c'è lo zampino di
due nemici invisibili
: la
febbre paratifoide
e la
febbre ricorrente
trasmessa dai pidocchi. Lo indica l'
analisi
del
Dna antico
estratto dai
denti
di
13 soldati
riesumati dalle
fosse comuni
di Vilnius, in Lituania. Lo studio,
online
nell'estate 2025
sulla piattaforma bioRxiv, è ora
pubblicato
sulla rivista Current Biology dai ricercatori dell'Istituto Pasteur di Parigi in collaborazione con il Laboratorio di antropologia bioculturale dell'Università di Aix-Marseille.
Durante la tragica ritirata dalla Russia, l'esercito napoleonico (che contava circa 600.000 uomini) venne
quasi dimezzato
per effetto del
freddo
, della
fame
e delle
malattie
. I
medici dell'epoca
documentarono casi di
tifo
, con sintomi che includevano
febbre
,
mal di testa
ed
eruzioni cutanee
.
Dopo più di due secoli, analizzando il Dna antico estratto dai denti dei soldati con
tecniche di sequenziamento
di
nuova generazione
, i ricercatori sono riusciti a identificare le
firme genetiche
di
due agenti infettivi
: una sottospecie di
Salmonella enterica
, responsabile della febbre paratifoide, e il
batterio Borrelia recurrentis
, responsabile della febbre ricorrente, una malattia trasmessa dai pidocchi e caratterizzata da attacchi di febbre seguiti da periodi di remissione. Sebbene queste due
malattie
siano
diverse
, possono provocare
sintomi simili
come
febbre alta
,
affaticamento
e
problemi digestivi
, e la loro
presenza simultanea
potrebbe aver contribuito al
peggioramento
delle condizioni dei soldati, soprattutto perché erano già indeboliti dal freddo, dalla fame e dalla mancanza di igiene.
Dei 13 soldati napoleonici riesumati a Vilnius,
quattro
sono risultati
positivi
a
S. enterica Paratyphi C
e due a
B. recurrentis
. Questo risultato fornisce la
prima prova genetica
della presenza dei due agenti infettivi che finora erano insospettati. Uno studio precedente aveva identificato il batterio del tifo (Rickettsia prowazekii) e il batterio della febbre delle trincee (Bartonella quintana), patogeni da tempo associati alla ritirata sulla base dei resoconti storici. "Accedere ai
dati genomici
dei
patogeni
che circolavano nelle popolazioni storiche ci
aiuta a comprendere
come le malattie infettive si sono
evolute
e
diffuse
e come sono poi scomparse nel tempo, identificando i contesti sociali o ambientali che hanno avuto un ruolo in questi sviluppi. Queste informazioni ci forniscono spunti preziosi per comprendere e affrontare meglio le malattie infettive oggi", spiega il coordinatore dello studio Nicolás Rascovan, responsabile dell'Unità di paleogenomica microbica presso l'Istituto Pasteur.
Condurre questo genere di analisi, però, non è semplice. "Nella maggior parte dei resti umani antichi, il Dna patogeno è estremamente frammentato e presente solo in quantità molto ridotte, il che rende molto difficile ottenere genomi completi", osserva l'esperto. "Abbiamo quindi bisogno di metodi in grado di identificare in modo univoco gli agenti infettivi a partire da questi segnali deboli per esplorare la diversità patogena del passato".
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