Transizione ecologica, Legambiente fa tappa alla Fassa Bortolo di Galbiate

L’azienda presa da esempio per l’uso di materiali riciclati e tecnologie pulite, con una resa produttiva superiore alla media e ridotte emissioni.

Galbiate

La campagna nazionale di Legambiente “I cantieri della transizione ecologica” ha fatto tappa a Sala al Barro di Galbiate, nell’impianto Fassa Bortolo, ritenuto tra i migliori d’Italia. Grazie «all’utilizzo di materiale riciclato, macchinari di ultima generazione e tecnologie pulite», Legambiente gli riconosce - a fronte di una resa produttiva superiore al 20% rispetto a uno stabilimento tradizionale - i «ridotti consumi energetici e il contenimento anche delle emissioni, inoltre - sottolinea sempre Legambiente - Fassa Bortolo dimostra che anche ridurre il prelievo da cava è possibile, seguendo la rotta dell’economia circolare che permette evidentemente di aprire nuove opportunità per imprese, occupazione e ambiente»: lo ha detto Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, intervenuta nella conferenza stampa di ieri mattina con Bortolo Fassa, presidente di Fassa Bortolo, Giorgio Zampetti, direttore nazionale di Legambiente, Piergiovanni Montanelli, sindaco di Galbiate, Lorenzo Bernardi, direttore Ambiente, Salute e Sicurezza di Fassa Bortolo, Pasquale Dentuto, direttore di stabilimento di Sala al Barro.

In particolare Bernardi ha, però, invocato: «A livello normativo, si supporti quello che si sta facendo, a partire dal decreto end of waste, e si renda economicamente vantaggioso l’utilizzo dei materiali provenienti da recupero e riciclo a fronte di quelli vergini. Ripensare il modo di fare industria edile puntando su sostenibilità e materiali riciclati, innovazione e un’attenta progettazione è possibile e vantaggioso per tutti, ma la politica va un po’ stimolata, probabilmente va alzata di più la voce, vanno portate ai tavoli le buone prassi per dire che chi lavora così, in qualche maniera va premiato e gli altri devono chiudere o cambiare il loro ciclo produttivo». Un altro aspetto sollevato da Bernardi: «Oggi li chiamiamo end of waste, sottoprodotti, una volta erano materie prime e seconde: il vero problema è che, in ogni caso, non si trovano, pertanto l’obiettivo nostro è quello di ridurre il materiale estratto dalla cava, ma ci serve il sottoprodotto. A Bari stiamo trovando un po’ di materiale. In Lombardia è più complicato, ci stiamo provando. Siamo andati fino in Svizzera. Quindi, la potenzialità dell’impianto c’è, la voglia di fare c’è, abbiamo una squadra che sta cercando in tutta Italia di recuperare i materiali, il problema è trovarli».

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