Un ragazzo su venti non studia e non lavora

A inizio estate 2025 il mercato del lavoro lecchese restituiva un quadro in chiaroscuro. Da un lato il territorio continua a distinguersi per un tessuto imprenditoriale vivace, capace di generare un saldo positivo tra aperture e cessazioni di attività. Dall’altro emergono segnali che invitano alla prudenza, in particolare sul fronte dei giovani.

La percentuale di Neet, cioè ragazzi che non studiano e non lavorano, è infatti cresciuta rapidamente, passando dal 3% del 2023 al 5% del 2024. Un incremento che, pur restando sotto la media nazionale, rappresenta un campanello d’allarme da non sottovalutare. Il fenomeno si intreccia con due dinamiche di fondo che caratterizzano il territorio: il calo demografico e il cosiddetto mismatch tra domanda e offerta. Il primo limita strutturalmente il numero di giovani che si affacciano sul mercato del lavoro; il secondo evidenzia uno scarto crescente fra le competenze richieste dalle imprese e quelle effettivamente disponibili. Le aziende lecchesi, in particolare quelle manifatturiere, puntano con decisione su profili tecnici e scientifici, con solide competenze digitali, capacità di problem solving e flessibilità operativa. Tuttavia, l’offerta formativa non sempre riesce a tenere il passo con questa domanda.

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