Antonio Rossi alla guida della Fick: «Emozione e gratitudine»

Il campione olimpico lecchese eletto al vertice della Federazione italiana canoa kayak: ha ottenuto un consenso record, il 96,17% dei voti. Le priorità: risultati, sostegno alle società e marketing

Lecco

Antonio Rossi ha il “solito” sorriso da uomo sincero e disponibile, velato solo da qualche preoccupazione in più ora che le responsabilità si moltiplicheranno, in quanto vertice della “sua” canoa nazionale. Tre ori olimpici, un argento e un bronzo. Una carriera da campione, poi l’impegno istituzionale, oggi la guida della Federazione Italiana Canoa Kayak. Antonio Rossi, lecchese doc, è stato eletto presidente con un consenso record: il 96,17% dei voti, praticamente un “plebiscito”.
Presidente Rossi, un’elezione con percentuali “bulgare”. Come ha vissuto questo risultato?
«Con grande emozione e gratitudine. Le società hanno partecipato numerose e il loro entusiasmo mi ha dato la carica. È una responsabilità, certo, ma anche la conferma che la strada tracciata dalla federazione è quella giusta».
Il suo predecessore Luciano Bonfiglio oggi è presidente del Coni. Quanto pesa il suo lascito?
«Molto. Ha lasciato una federazione solida, con un programma già avviato. Il nostro compito è portarlo avanti con alcune evoluzioni e il consiglio, rinnovato per il 60%, rappresenta anche una voglia di cambiamento. Fra noi? Siamo stati in competizione solo per le passate elezioni, poi il rapporto è sempre stato perfetto».
Priorità assolute da presidente?
«Tre. Primo: i risultati di alto livello, fondamentali per i finanziamenti e per dare visibilità. Secondo: il sostegno alle società, per aiutare i giovani a non mollare perché la canoa è uno sport duro. Terzo: un nuovo piano marketing che valorizzi la spettacolarità delle nostre discipline».
La canoa è spettacolare ma spesso poco raccontata. Come darle più spazio?
«Con eventi ben organizzati e una comunicazione moderna. I Mondiali di Milano hanno dimostrato quanto possano appassionare le immagini giuste: droni, telecamere, storytelling. La Rai ha fatto un ottimo lavoro e i riscontri sono stati straordinari».
C’è un nuovo “Antonio Rossi” pronto a emergere?
«Abbiamo giovani promettenti. A Parigi sono arrivate medaglie d’oro nello slalom e nel C2, il K4 è tornato in finale dopo anni. Anche tra junior e Under 23 i risultati sono stati incoraggianti. Non è semplice trovare un “nuovo Rossi”, ma il movimento è vivo e guarda avanti”.
Lei è molto legato a Lecco. Quanto del carattere dei lecchesi riconosce nei suoi successi?
”La caparbietà. La Canottieri Lecco era la mia seconda casa. Ho imparato che ogni obiettivo si raggiunge con lavoro, sacrificio e spirito di squadra. Sono valori che mi porto dietro anche oggi».
Sua moglie Lucia Micheli l’ha sempre affiancata. Una donna forte. Quanto è stata importante?
«Moltissimo. Durante la carriera ero spesso via per gare e ritiri, lei ha cresciuto i nostri figli quasi da sola. Senza di lei non avrei potuto arrivare dove sono arrivato».
Il passaggio dalla vita da atleta a quella da dirigente è stato difficile?
«Abbastanza. Da sette ore di allenamento al giorno mi sono ritrovato a reinventarmi. Prima mangiavo per allenarmi, poi ho iniziato ad allenarmi per poter mangiare (ride, ndr). Ma soprattutto ho dovuto capire cosa fare dopo. Le esperienze in Provincia e Regione mi hanno aiutato a crescere e a restare nel mondo dello sport».
Oggi è impegnato anche con Milano-Cortina 2026...
«Organizzare un’Olimpiade è più difficile che vincerla! Ma il progetto del 2019 oggi è realtà, si stanno concretizzando impianti e programmi. È una sfida che mi fa crescere molto anche sul piano personale».
Ha partecipato anche a Pechino Express. Un’esperienza insolita per un campione dello sport.
«Bellissima. L’ho vissuta con Yuri Chechi, che considero un fratello. Non pensavamo tanto alla gara quanto all’avventura. È stato un viaggio autentico, a contatto con le persone, con momenti anche emozionanti come il ricordo di Lorenzo Mazzoleni. Nel ’96 io vincevo le Olimpiadi nel K2, lui proprio sul K2 (la montagna, ndr) scompariva. Impossibile non pensare a lui... In Pechino Express anche per quello la tappa in Nepal non è stata la mia preferita...».
Che immagine vuole lasciare della sua presidenza?
«Vorrei consegnare una federazione con più giovani tesserati, gare più coinvolgenti e atleti soddisfatti non solo per i risultati, ma per l’esperienza che vivono. Se poi arriveranno anche nuove medaglie olimpiche... Tanto meglio!».

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