Comunicato Stampa: "La carezza del lupo": un ritorno tra le pieghe del tempo, dove la memoria conduce alla verità


"La carezza del lupo" è un romanzo pubblicato dal Gruppo Albatros il Filo , che si muove con passo felpato tra il thriller psicologico e il dramma esistenziale, immergendo il lettore in una narrazione stratificata, carica di tensioni emotive e turbamenti interiori. Laura Romani costruisce un universo narrativo in cui il passato ritorna con forza, rivelando non solo segreti taciuti, ma anche traumi mai del tutto elaborati. Il fulcro emotivo e narrativo dell’opera è Rosabel , una giovane donna che, dopo anni vissuti sotto i riflettori del mondo della moda, torna nella sua casa natale cercando un rifugio, una rinascita, una tregua . Ma il ritorno non è mai una semplice inversione di marcia: è una discesa dentro se stessi, un confronto inevitabile con ciò che si è stati e con ciò che si è perso.
Fin dalle prime pagine si intuisce che quello di Rosabel è un ritorno segnato da un trauma profondo, un’esperienza lacerante che l’ha segnata nel corpo e nella mente. Il passato non è un’ombra da scacciare ma una presenza ingombrante , pulsante, che si insinua nei ricordi, negli odori, nei suoni, nelle case diroccate che un tempo erano solo scenari da esplorare e oggi si fanno emblema di un male radicato e silente . Romani tratteggia con sensibilità i luoghi dell’infanzia, facendo della natura un contrappunto al dolore: i filari dei vigneti, i pini argentati, la luce dorata delle colline diventano cornici poetiche di una storia che però non indulge mai in uno sguardo idilliaco. La bellezza del paesaggio serve semmai a esaltare la frattura tra ciò che era e ciò che è, tra l’innocenza perduta e la coscienza adulta che ora pretende risposte.
Il linguaggio scelto da Romani è volutamente lirico, ma mai gratuito: la narrazione è carica di immagini dense e sensoriali, che restituiscono l’ interiorità frantumata della protagonista. L’uso del tempo presente, alternato a ricordi in flashback e inserti epistolari o diaristici, consente una molteplicità di prospettive che rende il romanzo vivace nella struttura. A fare da contrappunto alla voce di Rosabel ci sono i punti di vista di altri personaggi – in particolare il padre Bruno e la madre Mary – che amplificano il senso di coralità e al tempo stesso rafforzano l’idea che nessun trauma sia mai individuale: ogni ferita si riflette, si propaga, si incide anche negli altri. Questo meccanismo, perfettamente dosato, evita il rischio del solipsismo e restituisce una storia umana, complessa, stratificata , dove ogni personaggio ha una sua verità e una propria forma di dolore.
Ma "La carezza del lupo" non è solo il racconto del ritorno a casa. È anche, e forse soprattutto, un’indagine dell’anima , in cui le verità vengono a galla poco a poco, attraverso indizi disseminati con cura. Il trauma che ha segnato Rosabel – l’aggressione subita in un hotel parigino, la morte delle sue amiche, la sua fuga disperata – è solo il punto d’innesco. L’autrice riesce a intrecciare abilmente la suspense con una profonda introspezione, fino a compiere una svolta significativa: da riflessione sull’elaborazione del lutto e sul ritorno alle origini, si apre verso i territori del thriller psicologico, mantenendo però una tensione narrativa mai forzata , ma sempre giocata sull’accumulo, sul dettaglio, sull’atmosfera.
La vera forza di "La carezza del lupo" risiede proprio in questa tensione sommessa, una paura che non si grida ma si insinua , che si percepisce nei gesti quotidiani, nei sospetti che aleggiano, negli sguardi che si abbassano. Bruno, il padre , diventa un personaggio chiave nel tenere assieme le maglie dell’intreccio: la sua determinazione a proteggere la figlia si scontra con il senso di impotenza e con il peso di una verità che non riesce a condividere . Anche Mary, la madre, incarna una figura femminile forte, materna ma non idealizzata, fragile e insieme combattiva, emblema di una generazione che ha imparato a soffrire in silenzio . Entrambi rappresentano due modi diversi di amare e accudire, due diversi stili di resistenza.
Rosabel, nel frattempo, si muove tra il presente e le ombre del passato, oscillando tra la voglia di normalità e il timore che nulla potrà più esserlo. Il ritorno a casa non è una regressione, ma un atto di coraggio , la scelta consapevole di affrontare i propri demoni. In questo contesto, Romani introduce con abilità anche la dimensione del desiderio amoroso , senza renderla mai banale o puramente romantica. Il confronto con Chayton, il primo amore abbandonato, e con Matthew, il compagno del periodo parigino, mostra la distanza tra l’amore immaginato e quello vissuto , tra ciò che si sogna da giovani e ciò che si comprende con la maturità. Le relazioni sentimentali di Rosabel diventano così specchio della sua evoluzione interiore : da oggetto desiderato a soggetto desiderante, da vittima delle altrui proiezioni a donna capace di scegliere e di affermarsi.
La narrazione prende una piega più cupa man mano che il lettore si avvicina alla verità: i ricordi si fanno più nitidi , le sensazioni tornano a galla, e la protagonista inizia a ricostruire – come in un mosaico – i pezzi mancanti della notte dell’aggressione. Qui Romani dosa con perizia la suspense e la psicologia , evitando i colpi di scena a effetto ma preferendo la coerenza narrativa e la credibilità emotiva. Quando la consapevolezza della protagonista inizia a emergere dalle nebbie dell’incertezza, il lettore è già stato preparato, non tanto con indizi evidenti quanto con una tensione ormai palpabile, accumulata pagina dopo pagina .
L’elemento simbolico del “lupo”, già evocato nel titolo, assume molteplici significati lungo il corso dell’opera. Non è semplicemente il predatore da temere, ma una metafora della parte selvaggia e incontrollata che si cela dentro ognuno di noi , una forza che può ferire ma anche proteggere. La “carezza”, a sua volta, è un gesto ambiguo , può essere conforto o preludio alla ferocia, può significare vicinanza ma anche possesso. Il titolo, in questo senso, riassume perfettamente la doppia natura del romanzo : tenero e crudele, intimo e disturbante, affettivo e minaccioso.
Nelle ultime pagine, quando il cerchio si chiude e la verità emerge con chiarezza, non c’è trionfalismo né catarsi forzata. Quella di Rosabel è la storia di una donna che si salva da sola , accettando la complessità delle proprie emozioni, facendo pace con le proprie scelte, anche le più dolorose. La violenza subita, le perdite, la colpa e la vergogna diventano tracce che non si cancellano, ma che si possono integrare in un nuovo racconto di sé . Il ritorno alla casa d’infanzia non è più una fuga ma una rinascita consapevole , e ogni personaggio, a suo modo, trova una forma di redenzione o di resistenza.
Con "La carezza del lupo", Laura Romani firma un esordio maturo, capace di fondere introspezione e trama , atmosfere poetiche e tensione narrativa, sguardo femminile e universalità dei temi. La scrittura, sempre elegante, accompagna il lettore in un viaggio profondo e mai compiaciuto, dove la verità non è mai data, ma va cercata nel buio, nel silenzio, nei sogni. Un’opera che lascia il segno , perché capace di raccontare il dolore senza spettacolarizzarlo, la paura senza paralisi, la memoria senza indulgenze. Una carezza, appunto – lieve ma indelebile – sulle ferite che ognuno di noi porta dentro.

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