
Morbegno: Croce rossa in lutto per Roberto Luzzi
Residente a Talamona, avrebbe compiuto i 60 anni il 25 giugno prossimo
Morbegno
É in lutto il Comitato di Morbegno della Croce Rossa. Il presidente, Enrico Muttoni, è stato raggiunto alle 5 del mattino da una telefonata che non avrebbe mai voluto ricevere. Si trova a Roma, al Corpo militare della Croce Rossa per preparare la parata del 2 giugno, cui partecipa regolarmente, ed a comunicargli la ferale notizia della morte del suo socio volontario e intimo amico Roberto Luzzi, di Talamona, che avrebbe compiuto i 60 anni il 25 giugno prossimo, è stata Cinzia, moglie di quest’ultimo. Si è svegliata nella notte e non lo ha visto a letto per cui si è alzata per vedere se fosse sul divano, addormentato.
E sul divano era, ma in un sonno purtroppo irreversibile. Era uscito in serata per vedere la partita dell’Inter con amici e, una volta rientrato, si è messo un attimo sul divano dove è rimasto, vittima di un malore improvviso che ha lasciato tutti senza fiato. I famigliari stretti, la moglie Cinzia, i figli Simone e Cesare, la sorella Teresina, il fratello Stefano, la suocera Angela e lo stuolo di amici e conoscenti fra cui i tanti volontari della Croce Rossa che hanno operato con lui, fianco a fianco, negli ultimi anni. Non era in Croce Rossa da una vita, vi era entrato sei anni fa, pieno, però, di entusiasmo, di voglia di fare, di rendersi disponibile. Era orgoglioso di farne parte. «Per me Roberto non è solo un volontario o un amico, è un fratello - dice Enrico Muttoni -. Siamo dello stesso anno, il 1965, io nato il 5 lui il 25, e abbiamo fatto anche la naja assieme, lui a Bolzano e io a Vipiteno, ma, incredibilmente, non ci siamo mai incontrati. L’ho visto per la prima volta anni dopo, in Valsassina, dove avevo comprato casa e lui è venuto a pavimentarla con autobloccanti, perché ha avuto per anni, fino alla pensione, una sua ditta artigiana.
Poi, sei anni fa, l’ho visto arrivare in Croce Rossa, deciso a fare il volontario. E da lì è nata un’amicizia fraterna. Per lui la Croce Rossa era tutto. Sempre a disposizione. Era stato anche a Roma, la settimana dal 27 aprile al 4 maggio, una prima volta, per montare il campo di Centocelle in vista del funerale del Papa e, poi, due settimane dopo, dal 12 al 18 maggio. Ero sceso anch’io e Roberto mi è subito venuto incontro. Era mezzanotte e stavo scaricando il camion e, lui, subito, a darmi una mano. Abbiamo finito all’una e ricordo il preciso istante in cui mi ha detto che tutti, lì, avevano la patch identificativa del personale Opem (operatore Cri di attività di emergenza), mentre a lui non era ancora stata data. Allora me la sono tolta e gliel’ho messa al petto, perché la meritava. Aveva fatto il corso, ma non gli avevano ancora dato l’identificativo. E lui si è commosso, perché teneva tantissimo a questo aspetto dell’attività della Croce Rossa. Mi diceva “questa è la Croce Rossa che mi piace, operare insieme per poche ore, pochi giorni, e diventare subito amici”». Roberto era una persona buona, generosa, di grande disponibilità. Anche se da pochi anni in Croce Rossa lascia un vuoto incolmabile in quanti l’hanno conosciuto. I suoi funerali si celebreranno lunedì nella parrocchiale di Talamona alle 10, anticipati dalla recita del Rosario alle 9.30. In segno di lutto, in Cri, in questi giorni, sono state sospese le attività ricreative.
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