
Cronaca / Morbegno e bassa valle
Venerdì 20 Giugno 2025
Talamona, la convivente indagata per omicidio volontario: «Io non ho fatto nulla al mio compagno»
L’avvocato Boiani: «Non ha nulla da nascondere perchè del tutto estranea alla morte di Mario Ciaponi»
Talamona
«Come sarebbe andata a finire io l’avevo già previsto a dicembre, subito dopo i fatti, ancora prima di aspettare gli esiti dell’autopsia...». Così la banconiera di un’importante attività commerciale del Morbegnese, nella mattinata di oggi, a commento della notizia anticipata da La Provincia di Sondrio sulla convivente indagata per l’ipotesi di omicidio volontario in relazione al decesso di Mario Ciaponi, 77 anni, morto lo scorso 15 dicembre nella sua abitazione di via don Cusini a Talamona. Gli schieramenti, fra colpevolisti e innocentisti, a dire il vero, nel grosso paese della Bassa Valtellina iniziano adesso a formarsi, ma noi ricordiamo sempre che un avviso di garanzia non equivale mai a un verdetto di colpevolezza.
E il principio deve valere anche per Teresa Possidente, 63 anni, originaria di Milano, da diciotto convivente dell’ex panettiere il cui cadavere la donna ha raccontato ai carabinieri del luogotenente di Morbegno, Antonio Sottile, di avere trovato all’interno della loro modesta abitazione al rientro, nel tardo pomeriggio, da una gita a Milano fatta con l’autostop. Ma sarà vero?
«Come sto? Abbastanza bene, grazie. Dell’inchiesta che mi riguarda non parlo. Ribadisco soltanto che io non ho fatto niente, ma con i giornalisti non intendo mai più parlare», si limita a dire Teresa che abbiamo raggiunto ieri pomeriggio al suo telefono.
«Non ho nulla da aggiungere rispetto a quanto dichiarato l’altro giorno - afferma l’avvocato Corrado Boiani con studio professionale a Morbegno, difensore di Possidente - in quanto non ho alcuna novità. E, in ogni caso, se dall’autopsia eseguita dal dottor Luca Tajana dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Pavia fosse emerso che si è trattato di una morte violenta ciò non cambierebbe la versione della mia assistita la quale, sin da subito dopo il tragico evento, si è proclamata totalmente innocente».
Il legale valtellinese, inoltre, aveva sottolineato come la sua cliente fosse completamente libera, ossia non colpita da alcuna misura restrittiva della libertà. Quando, dopo la notte del 15 dicembre scorso, al termine dell’interrogatorio-fiume nella caserma dell’Arma morbegnese, in qualità di persona informata sui fatti e non nelle scomode vesti di indagata, fu costretta a lasciare l’alloggio di via Cusini che venne posto sotto sequestro e lo è ancora oggi a distanza di quasi sette mesi, trovò ospitalità per qualche tempo da un amico talamonese. In seguito l’amministrazione comunale di Talamona, guidata dal sindaco Davide Menegola, quando venne messa alla porta dall’amico, le ha assegnato in paese un appartamento di edilizia popolare.
A un certo punto gli inquirenti la volevano interrogare, ma non la si trovava più.
«Mica era scappata - spiega il suo legale - ma spesso non tiene acceso il cellulare. Poi i carabinieri di Morbegno l’hanno rintracciata e l’hanno accompagnata a Palazzo di giustizia a Sondrio. Dove un giorno, in mia presenza, era fissato l’interrogatorio davanti al pm Giulia Alberti dopo la convocazione, ma ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, un diritto previsto dalla legge. Era un po’ spaventata e agitata e, secondo me, ha fatto bene a non farsi interrogare. Anche se lei mi assicura di non avere nulla da nascondere perchè del tutto estranea alla morte del suo convivente».
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