Talamona, morto in casa lo scorso dicembre: ora la convivente
è indagata per omicidio volontario

La donna disse di avere trovato Mario Ciaponi, 77 anni, ex panettiere, morto in un lago di sangue, in fondo alle scale, quando nel tardo pomeriggio rincasò. L’avvocato difensore Corrado Boiani precisa: «Al momento non c’è alcuna misura cautelare»

Talamona

Ogni provincia italiana che si rispetti, in estate, ha il suo giallo. In Valtellina c’è il caso dell’ex panettiere di Talamona. Lo scorso dicembre, la sua convivente disse di averlo trovato morto in un lago di sangue, in fondo alle scale, quando nel tardo pomeriggio rincasò. «Si è trattato di un tragico incidente domestico, oppure di un decesso dovuto a un improvviso malore», disse la donna ai carabinieri di Morbegno che, quel giorno, la interrogarono in caserma sino a notte fonda.

Ora, a distanza di quasi 6 mesi, apprendiamo che la casa di via Don Cusini è ancora sotto sequestro e la donna è indagata per l’ipotesi di omicidio volontario. Lo ripetiamo sempre: quando uno è indagato, mica equivale a dire che sia colpevole. L’uomo, di 77 anni, è deceduto per un infarto e nel cadere ha sbattuto la testa con violenza contro un gradino ? O è stato spinto giù dalle scale ? Sono due delle domande, da allora, in attesa di una risposta.

Per chiarire le cause della morte di Mario Ciaponi, la Procura di Sondrio, diretta da Piero Basilone, aveva subito disposto l’autopsia. L’esame autoptico fu affidato al dottor Luca Tajana dell’Istituto di Medicina legale dell’Università di Pavia, uno tra i maggiori esperti nel campo. Soltanto al termine delle operazioni peritali, compreso quelle tossicologiche - si disse - sarà possibile avere un quadro più preciso dei motivi che hanno determinato la tragedia. Nel grosso paese, nel frattempo, si erano con insistenza diffuse le voci, secondo le quali Ciaponi era stato ucciso.

«E’ stato ammazzato a badilate in testa - alcune delle voci più insistenti -. E’ stato un omicidio a sfondo sentimentale». Ma sulla vicenda vigeva, da subito, il massimo riserbo. Prima di sbilanciarsi in una tesi piuttosto che in un’altra gli inquirenti attendevano, probabilmente, che l’esperto anatomopatologo pavese completasse il suo lavoro.

E l’esito, nelle ultime settimane, è giunto sul tavolo dei magistrati. L’ipotesi del delitto avrebbe preso consistenza. Al punto da spingere i pm a indagare la compagna.

«Io non ho fatto nulla di male - ci aveva dichiarato subito dopo Teresa Possidente, 63 anni, originaria di Milano -. Quella domenica di metà dicembre ero stata a fare un giro a Milano in autostop. Quando sono rincasata la porta era socchiusa. Quando ho visto il cadavere di Mario ho preso un grosso spavento. Ci eravamo conosciuti in un bar del quartiere milanese Famagosta. E’ scoccata la classica scintilla fra noi. Mi trasferii subito qui, eravamo insieme da 18 anni. Non sposati, ma come fossimo marito e moglie. Le ho sempre voluto bene: quando aveva piccoli problemi di salute, mi occupavo io di lui. Arrivati i soccorritori hanno subito pensato a una morte per infarto. Anche io come loro. Non capisco il perchè dell’autopsia...». Le indagini dei carabinieri sono coordinate dal magistrato che era di turno quel giorno, il sostituto procuratore Giulia Alberti.

«Non ho ancora potuto dare sepoltura a mio fratello - dice ora Cesarina Ciaponi, 69 anni, infermiera in pensione che risiede in una frazione di Morbegno -. Al momento è ancora in una cella all’obitorio, il nulla osta alle esequie non mi è stato ancora concesso. Sulle indagini non so nulla. Mi sono rivolta all’avvocato Francesco Romualdi affinchè mi tenga informata». Il penalista di Sondrio si limita a dire: «In qualità di eventuale parte lesa non ho ancora diritto di accesso agli atti del fascicolo. Confermo che la sorella del defunto mi ha incaricato di seguire la vicenda e di aggiornarla sugli sviluppi dell’inchiesta, appena saranno a mia conoscenza».

Al momento, dunque, la tragica fine di Ciaponi resta, a tutti gli effetti, un “giallo”. Intanto, però, c’è la svolta che vede la convivente indagata.

«La signora Possidente è stata convocata in Procura per essere interrogata dal pm Giulia Alberti - spiega l’avvocato Corrado Boiani con studio a Morbegno - ma quel giorno appariva piuttosto spaventata e ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere: ha fatto bene. Io stesso, del resto, non sono a conoscenza di alcuna fonte di prova a suo carico e neppure del contenuto dell’autopsia. Ricordo, tuttavia, che la mia assistita non è sottoposta ad alcuna misura restrittiva ed è completamente libera».

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