Bper-Popolare, il rammarico di un epilogo che poteva essere diverso

Con l’acquisizione completata venerdì da Bper, la Popolare di Sondrio perde la sua autonomia e il territorio dice addio a una storia bancaria ultracentenaria. Benedetto Della Vedova commenta con amarezza una fine che, secondo lui, si poteva evitare

Sondrio

Occhi puntati su piazza Affari, per capire come alla riapertura della Borsa oggi il mercato reagirà alla conquista della Banca popolare di Sondrio da parte di Bper completata venerdì sera nell’ultima seduta della settimana, sul territorio resta il rammarico per una storia, quella del distretto finanziario valtellinese, che forse avrebbe potuto avere un epilogo diverso. La fusione per incorporazione del Credito valtellinese in Crédit Agricole completata nel 2022 e ora l’acquisizione dell’istituto di credito di piazza Garibaldi da parte dei modenesi strappano testa e cuore al sistema bancario locale cancellando la storia più che centenaria di una felice “anomalia”, quella di una provincia montana periferica con poco più di 180mila abitanti e due istituti di credito saldamente locali.

«Un vero peccato» commenta Benedetto Della Vedova, politico tiranese già europarlamentare e sottosegretario agli Esteri, nonché economista laureato alla Bocconi. Mentre il resto del mondo politico locale preferisce il silenzio in questi primi giorni dopo la conclusione dell’operazione lanciata da Bper già a febbraio, Della Vedova non manca di esprimere il proprio dispiacere ribadendo ciò che aveva detto la prima volta trent’anni fa, che aveva ripetuto una decina di anni fa e che ora non potrà mai più avere riscontro: l’unica possibilità che rimanesse una banca valtellinese in un sistema destinato ai consolidamenti è che ce ne fosse una soltanto, frutto dell’accordo tra Credito valtellinese e Popolare di Sondrio. Una tesi quella del matrimonio tra i due istituti che gli ha attirato non poche critiche già in passato, ma che Della Vedova, sulla scorta di quanto accaduto ora, riafferma.

«Ho cominciato ad occuparmi delle banche valtellinesi agli inizi degli anni Novanta auspicandone una fusione al fine di creare una realtà che fosse abbastanza solida da stare da sola o abbastanza grande da essere coprotagonista di un’aggregazione – ricorda -. Ci voleva la stessa visione che tra Ottocento e Novecento aveva portato alla creazione di due realtà straordinarie in una provincia così piccola. Quella scelta non è stata fatta. È mancata la volontà o la lungimiranza e ora avviene quello che era prevedibile e previsto che accadesse. L’illusione che si potesse stare sul mercato da protagonisti con due banche ci ha portato qui, alla chiusura della storia gloriosa di oltre un secolo di banche valtellinesi. Non voglio dire che se le due banche si fossero fuse ce l’avrebbero fatta al 100%, ma certo se ci fosse stata una visione che non c’è stata e forse anche una generosità che è mancata avremmo forse una condizione diversa». Non è stato così. La provincia di Sondrio che poteva vantare una solida industria bancaria, «a causa dell’illusione di resistere da soli», esce sconfitta dal risiko bancario che attraversa tutto il sistema italiano (e non solo): da una posizione importante, assolutamente sproporzionata in positivo nel settore con due aziende radicate e con la proprietà in provincia, passa a non averne più nessuna.

«Al di là delle rassicurazioni sul mantenimento dei livelli occupazionali, del nome e di tutto ciò che è stato detto - continua Della Vedova – la conquista della Popolare da parte di Bper significa perdita delle funzioni nobili che garantivano occupazione di qualità e questo è un vero peccato. Lo dico, peraltro, nella consapevolezza che l’istituto di Modena è una delle migliori opzioni in circolazione che ci potesse essere per la Popolare. Ma resta il fatto che la banca adesso è Bper e non più Popolare di Sondrio». Un fatto che potrà avere ripercussioni importanti sull’intero sistema socioeconomico locale. «Le dimensioni della provincia di Sondrio sono quelle che sono – ricorda Della Vedova -, un conto è che restassero testa e cuore di una banca nazionale, un conto è che ci sia una direzione territoriale. E le imprese che ora si dicono preoccupate avrebbero dovuto spingere per una riflessione di medio e lungo termine quando c’erano ancora i margini per farlo. Dieci anni fa dopo la crisi e le modifiche normative sulla trasformazione delle popolari in spa, ecco quella era l’ultima occasione. Adesso vedremo se oltre alle promesse sarà possibile ottenere qualcosa di concreto da Bper».

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