Caso Bitto, udienza rinviata al 14 maggio

Il giudice si era astenuto. Sette imputati per la presunta frode alimentare legata al rinomato formaggio. Un allevatore di Colorina era stato prosciolto dalle accuse.

Sondrio

In programma martedì, con inizio alle 9.30, l’udienza preliminare sul “caso Bitto” è durata una manciata di minuti. Si è trattato di un’udienza interlocutoria, in quanto in quella precedente dello scorso 6 novembre il giudice Antonio De Rosa, infatti, si era astenuto in quanto si è lui stesso ritenuto incompatibile come giudice per le indagini preliminari (Gip) avendo svolto funzioni di Gip nel corso dell’inchiesta.

«Ora l’astensione - aveva spiegato al termine dell’udienza l’avvocata Silvia Cappelli - verrà sottoposta alla valutazione del presidente del Tribunale il quale dovrà decidere se accoglierla o meno».

Oggi davanti al giudice De Rosa era presente il pm Giulia Alberti, mentre nessun imputato è intervenuto. Il giudice ha preso atto che il presidente del Tribunale, Patrizio Gattari, ha accolto la dichiarazione di astensione, designando quale giudice per le udienze preliminari (Gup) Fabio Giorgi e, sentito il collega, ha rinviato le parti all’udienza preliminare fissata per il prossimo 14 maggio alle 9.30. Si era chiusa lo scorso giugno l’inchiesta sul presunto formaggio Bitto contraffatto, con la fissazione della data dell’udienza preliminare per la valutazione delle posizioni degli imputati che, dagli otto iniziali allora ancora nelle vesti di indagati, erano scesi a sette (stavolta imputati) in quanto c’è stato il proscioglimento di un allevatore-produttore di Colorina, difeso dall’avvocata Ausilia Fumasoni di Sondrio.

Le indagini avevano messo in luce che alcune aziende aderenti al Consorzio - per la verità una stretta minoranza - avrebbero infranto il disciplinare di produzione del rinomato formaggio Bitto e, pertanto, tradito il patto di fedeltà con i consumatori. Un fatto che, se provato, si configurerebbe come frode alimentare. Nel corso dell’inchiesta gli investigatori avevano raccolto una ricca documentazione relativa agli acquisti di mangime (registri d’alpeggio e documenti contabili come i bonifici bancari per gli acquisti del mangime finiti sotto la lente) che, incrociata con i messaggi e-mail e le chat intercettati agli imputati e a terze parti, «palesa l’esistenza di tecniche elusive atte a perpetrare la frode».

I controlli furono effettuati dall’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari) e dalla Guardia di Finanza di Sondrio, avviati nell’estate del 2022. Il Consorzio di Tutela Valtellina Casera e Bitto guidato da Marco Deghi - che dal 1995 opera per difendere l’unicità dei due formaggi Dop valtellinesi e tutelarli da qualsiasi imitazione e promuoverli sul mercato nazionale ed internazionale – precisò che qualora l’inchiesta evidenziasse eventuali responsabilità dei singoli produttori, esse non vanno in alcun modo considerate come rappresentative della filiera produttiva del formaggio Bitto Dop.

Nell’udienza erano presenti personalmente o in sostituzione di colleghi i seguenti avvocati: Enrico Muffatti, Paolo Pedroncelli, Danisa Mazzoni, Matteo Sergi (rimpiazzando Alberto Zecca impegnato in altra udienza), Erica Alberti (al posto del collega di studio Giulio Speziale per lavoro a Como) per gli imputati ed Eros Cornaggia per il Consorzio valtellinese di Tutela Casera e Bitto.

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