
Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 27 Luglio 2017
Cinghiali in calo sul territorio locale
«Scelte lungimiranti della Provincia»
I capi abbattuti sono passati dai 185 del primo semestre 2015 ai 148 di quest’anno. Dimezzati anche i danni alle colture: da 50mila euro di due anni fa a 29mila del 2016.
Capi abbattuti, e quindi esemplari presenti, in calo negli ultimi due anni e danni alle culture pressoché dimezzati. Sono del tutto incoraggianti i dati sulla presenza dei cinghiali nel territorio di Valtellina e Valchiavenna resi noti dalla Provincia di Sondrio.Numeri che secondo il consigliere delegato Severino De Stefani dimostrano la bontà e la lungimiranza delle scelte gestionali fatte fin dagli anni novanta, quando gli animali fecero la loro prima comparsa in Valle.
Allora come oggi la decisione degli amministratori fu di considerare i cinghiali come specie invasiva,in considerazione dei notevoli danni economici arrecati, e non come specie cacciabile, anche in virtù del fatto che la presenza sul territorio deriva, per la maggior parte, da immissioni illegali e finalità venatorie, e soltanto in minima parte da spostamenti dalle province limitrofe, in particolare da quella di Como.
«Pertanto - ricordano da palazzo Muzio - si è sempre intervenuti con il controllo selettivo (previsto dall’art. 41 della legge regionale 16 agosto 1993), avvalendosi del corpo di Polizia provinciale, coadiuvato dagli operatori qualificati, nel rispetto del “Regolamento per il controllo della fauna selvatica e inselvatichita delle forme domestiche di specie selvatiche e delle forme inselvatichite di specie”».
Nel 2015, poi, con delibera del consiglio, avuto il parere favorevole dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), la Provincia ha adottato un piano di contenimento, che ha permesso di ottenere ottimi risultati dal punto di vista del contenimento e della riduzione del suide. «Contrariamente - ricorda De Stefani -, l’esperienza di molti altri territori anche limitrofi alla nostra provincia, che hanno optato per la gestione venatoria di tale specie ha determinato un incremento della sua presenza e conseguentemente anche dei danni economici ed ambientali».
E sono i dati a dimostrare la bontà di quanto fatto. Gli abbattimenti, a parità di intervento sul territorio, sono stati di 264 cinghiali nel corso del 2015, contro i 236 del 2016, con un calo quindi di oltre il 10%. Analizzando i dati dei primi semestri degli ultimi tre anni, nel primo semestre 2015 sono stati abbattuti 185 capi, nel primo semestre 2016 170 (-8%) e nel corso del primo semestre 2017 solo 148 cinghiali, quindi con un calo del 20% rispetto ad appena due anni prima.
I dati degli abbattimenti trovano un significativo riscontro anche nei dati dei danni alle colture agricole denunciati ed accertati. Nel corso del 2015 i danni causati dal cinghiale ammontavano a quasi 50.000 euro mentre nel 2016 sono stati periziati danni per un valore di circa 29.000 euro, con un calo del 40%. I danni causati dalle altre specie di fauna selvatica sono calati in media di solo il 18%, e per alcune specie è addirittura aumentato, come nel caso dello storno.
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