
Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 04 Giugno 2017
«Droga a scuola, non solo controlli
Serve un tavolo tra le istituzioni»
La Consulta provinciale degli studenti interviene su un problema sentito come lo spaccio. Urbani: «L’unica strada è avviare un percorso condiviso, chiederemo un incontro al prefetto».
Non nega che il problema esista. Tant’è: condanna fermamente lo spaccio di droga a scuola. Ma la Consulta provinciale degli studenti (Cps), convinta che a poco servano per contrastare il fenomeno i controlli a spot, intende fare la sua parte. E rivendica un’azione congiunta tra forze dell’ordine, istituzioni, Procura, Prefettura, sindacati dei docenti, perché, sottolinea la presidente del massimo organismo di rappresentanza dei circa 8.000 ragazzi che frequentano superiori di Valtellina e Valchiavenna: «La scuola è luogo di educazione, istruzione, crescita personale, sviluppo delle proprie abilità, competenze e di consapevolezza civile e come tale va tutelata».
Lo sostiene Giada Urbani, facendo una premessa: «Non intendiamo giudicare chi spaccia o fa uso di stupefacenti, non ci compete. Bisogna però garantire la sicurezza di chi frequenta la scuola e lo si può fare con l’aiuto di tutti».
Un intervento, quello della Cps, che prende le mosse dai recenti controlli anti-droga che i carabinieri «hanno fatto al liceo Piazzi Lena Perpenti di Sondrio e all’artistico Ferrari di Morbegno», controlli che verranno ripetuti nei prossimi giorni anche in altre scuole del territorio.
«Condanniamo fermamente qualsiasi attività di spaccio all’interno dei plessi scolastici e offriamo la nostra massima collaborazione nel contrasto di questo grave fenomeno criminale. Per questo motivo - assicura Urbani -, domanderemo a breve un incontro con il comandante dei carabinieri, il colonnello Paolo Ferrarese. In secondo luogo chiederemo al prefetto Giuseppe Mario Scalia di convocare un tavolo istituzionale sul tema».
Iniziative in vista del nuovo anno scolastico: «Anche se è nostro obiettivo avere un incontro durante l’estate». Facendosi portavoce dell’opinione della Cps, la presidente prosegue: «Riteniamo che i controlli effettuati in questi giorni non rappresentino la giusta risposta al problema: difatti, nonostante l’intensificarsi di queste misure, possiamo affermare che la situazione rimane preoccupante in diversi istituti».
In altre parole, l’attività di spaccio non si ferma dopo i controlli, ed è «proprio per questi motivi, che ribadiamo come l’unica strada per dare una risposta seria al problema sia quella di avviare un percorso condiviso, che coinvolga Prefettura, Procura, forze dell’ordine, istituti scolastici, l’Ufficio scolastico territoriale (Ust-ex provveditorato), la Cps, i sindacati dei docenti». Con un preciso obiettivo, quello «di avviare finalmente una collaborazione volta a individuare interventi mirati e specifici all’interno di un lavoro sinergico di tutti i soggetti istituzionali coinvolti. Solo con un’attività d’indagine e con la collaborazione attiva e responsabile di studenti, docenti e personale scolastico si può pensare di arginare il problema dello spaccio a scuola, più in generale del trasporto e dell’uso di sostanze stupefacenti all’interno dei plessi scolastici».
Su un altro aspetto pone l’accento: «In ogni scuola superiore ci sono ragazzi di tutte le età, alcuni già maggiorenni, ma tanti minorenni che se l’ambiente non è sano e sicuro, corrono il rischio di farsi coinvolgere. E la scuola, secondo noi, non può e non deve essere il luogo dove si possono correre questi pericoli» La presidente conclude ribadendo. «Non è nostro compito punire chi usa sostanze stupefacenti o le spaccia. Chiediamo un tavolo istituzionale, attraverso cui pensare le modalità utili a far sentire i ragazzi tutelati, lavorando sulla sensibilizzazione, ma anche spiegando quali strumenti utilizzare per denunciare».
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