Il conto del caro energia? Più di 20 miliardi in un anno

Gli Artigiani È la stima per le micro e piccole imprese dal settembre del 2021 Il presidente nazionale Granelli: «Subito le misure per evitare un’ecatombe»

«Interventi immediati per evitare un’ecatombe delle imprese». Si moltiplicano gli appelli al governo da parte delle categorie per provare a mettere un freno all’emorragia di risorse a causa degli aumenti energetici.

Al grido d’allarme lanciato dagli industriali, dal mondo agricolo e anche da quello sindacale, si unisce la voce di Confartigianato, l’associazione presieduta in provincia di Sondrio da Gionni Gritti e a livello nazionale da Marco Granelli.

I dati sono preoccupanti, soprattutto in Lombardia, regione in cui il peso del caro energia, che costa alle micro e piccole imprese, che costituiscono per la gran parte il tessuto economico valtellinese, complessivamente 21,1 miliardi in più in un anno, si è fatto sentire maggiormente che altrove.

Conti alle stelle

Una tendenza registrata a partire dal settembre dello scorso anno che se non dovesse fermarsi, a fine 2022 porterebbe il conto a 42,2 miliardi di euro di aumenti nelle bollette delle imprese con consumi fino a 2.000 Mwh. Decisamente troppo per non rappresentare un serio rischio.

«La situazione è insostenibile - denuncia Granelli -. Tra le nostre aziende si moltiplicano i casi di lockdown energetico e molti imprenditori rischiano la chiusura. Servono interventi immediati e altrettanto rapide riforme strutturali per scongiurare un’ecatombe di imprese e una crisi senza precedenti».

Il caro energia «è la priorità da affrontare subito e deve rimanere in testa all’agenda di impegni del prossimo governo».

Lombardia prima in Italia

A livello territoriale, sono nove le regioni in cui il boom dei costi dell’elettricità per le pmi supera il miliardo di euro. I maggiori oneri, 4,3 miliardi, come detto li hanno subiti gli imprenditori della Lombardia, seguiti da quelli del Veneto con 2,1 miliardi, dell’Emilia-Romagna (1,9 miliardi), del Lazio (1,7 miliardi), della Campania (1,6 miliardi), del Piemonte (1,6 miliardi), della Toscana (1,6 miliardi), della Sicilia (1,2 miliardi) e della Puglia (1,1 miliardi).

I settori più colpiti sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare.

«In Italia - rileva la nota diffusa da Confartigianato - la velocità di crescita dei prezzi al consumo dell’energia elettrica è decisamente più elevata rispetto a quanto avviene nell’Unione europea: a luglio 2022, infatti, nel nostro Paese il prezzo dell’elettricità è cresciuto dell’85,3% rispetto a dodici mesi prima, a fronte del +35,4% della media dell’Eurozona e, in particolare, del +18,1% della Germania e del +8,2% della Francia».

Credito d’imposta

Per questa ragione Confartigianato ritiene indispensabile che vengano confermate e potenziate le misure già attuate dall’esecutivo Draghi: azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, proroga del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore.

«Va inoltre fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extra profitti - insistono -, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico, e serve un gesto di responsabilità e solidarietà delle imprese energetiche a salvaguardia dell’intero sistema produttivo nazionale. Vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità energetiche e per incrementare l’autoproduzione. Non possiamo affrontare l’autunno e l’inverno con il rischio che il caro bolletta ci porti verso una nuova recessione».
M.Bor.

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