
Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 17 Gennaio 2017
«Il pericolo terremoti in Valle? Esiste
Investire in sicurezza»
Alessandro Michetti, geologo e docente: «In queste zone abbiamo poche informazioni e recenti».
Terremoti, consapevolezza dei rischi e prevenzione. Una delle figure di riferimento tecnico nel Triangolo lariano e sulle provincie attigue, per la zona lecchese, con cognizione sulla Valtellina, è Alessandro Michetti, romano, docente a Como all’Università per Geologia e scienze ambientali. Ma anche uno dei membri del Gruppo di ricerca di Geologia e chimica ambientale che collabora con Ispra, l’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale, attivo anche in Centro Italia per monitorare le “ferite del terremoto” in Umbria, a Norcia, e nell’Appennino Umbro-Marchigiano.
«Per quanto riguarda le possibilità di sommovimenti tellurici nelle nostre zone, in Nord Lombardia – chiarisce – bisogna essere molto chiari. Siamo in zone sismiche come in tutto il territorio italiano. In tutta la Lombardia – aggiunge – di terremoti forti se ne possono avere, quello che varia è la probabilità dell’evento, che ad esempio nelle zone appenniniche è maggiore. Consideriamo – precisa – che la mappa del pericolo sismico in Italia valuta come incidenza di rischio proprio un aspetto statistico e di probabilità. Si studia la differenza tra zone più o meno soggette a forti scuotimenti, ma la probabilità che in una zona a rischio moderato ci possa essere comunque un forte terremoto non è da escludere. Pensiamo che in occasione del terremoto in Umbria, anche a Roma sono state avvertite delle scosse e ci sono stati 600 sfollati. Le case che non erano più agibili, che avevano avuto forti lesioni, erano di certo palazzi costruiti in modo forse non conforme e su terreni scadenti. Stiamo parlando di una situazione con gente che non ha potuto utilizzare per molto tempo le proprie case e alcuni di loro non sono ancora rientrati nelle abitazioni. A Sondrio – aggiunge l’esperto – il fatto che ci possa essere un terremoto che fa dei danni è un evento normato solo negli ultimi anni, la mappa del rischio fu modificata nel nostro Paese solo dopo la tragedia di San Giuliano di Puglia nel 2002. Si capì allora che tutta l’Italia doveva essere considerata zona sismica».
E da questo cosa se ne deduce? «Quindi le informazioni sono recenti e in tanti territori c’è un deficit di sicurezza. La chiave per ottenerla è dedicarsi a costruire case secondo i criteri antisismici, capire su che tipo di terreni sorgono le nostre abitazioni, e dove occorre “stabilizzare” il terreno. Nelle Alpi centrali i terremoti sono rari, ma il rischio esiste, quindi meglio investire e mettersi in sicurezza».
Le Alpi sono zone sismiche come tutto il resto d’Italia, «ma le faglie, le fratture della crosta terrestre che producono forti terremoti sono concentrate non al centro della catena alpina, ma alle sue estremità - aggiunge -. Per questi motivi è molto più facile che si verifichino terremoti ad esempio in Friuli, che sta all’estremità est della catena alpina, piuttosto che a Sondrio».
In Valtellina comunque gli episodi agli archivi ci sono, anche recenti: l’ultimo importante evento sismico con epicentro in Lombardia avvenuto nel 1999 fu proprio in Valtellina alle 21,43 del 29 dicembre, con epicentro tra Bormio e Santa Caterina Valfurva. Il terremoto venne classificato al sesto grado della Scala Mercalli, il sisma fu avvertito oltre che nella provincia di Sondrio nelle province di Varese, Como, Lecco, Bergamo, Brescia ai piani alti delle case. Non vi furono vittime e i danni furono limitati.
Parlando di indici di rischio, rilevante è poi, nonostante la vicinanza relativa, la differenza geomorfologica tra la zona prealpina, ad esempio Lecco, Como e le Alpi, come le nostre Alpi centrali. «La situazione – ha sempre chiarito il geologo dell’Università dell’Insubria – è molto diversa dal punto di vista dei terreni. A Sondrio il basamento cristallino è composto da graniti e rocce metamorfiche, sono più dure, la zona delle Prealpi poggia su rocce sedimentarie, calcari, sedimenti sciolti, terreni con caratteristiche meccaniche peggiori. Ma il problema non è comunque la natura del terreno quanto le falde attive. In ambito prealpino e nel Lombardo veneto si contano comunque due grandi e remoti eventi tellurici, risalgono al Medioevo, uno a Brescia nel 1222 e uno a Verona nel 1117, furono terremoti di magnitudo 7 paragonabili al terribile terremoto di Messina del 1908».
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