
Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 12 Luglio 2017
Post alluvione, analisi in chiaroscuro
Presentata la valutazione a cura dell’associazione di quanto è stato fatto o dimenticato dal 1987. Nel mirino le «opere evitabili» e le promesse di sviluppo mancate come su trasporti ed energia idroelettrica.
Tanti interventi, fra soldi spesi bene e risorse finite su «opere evitabili», le «promesse di sviluppo mancate» sui trasporti – ferrovia innanzitutto – e sull’energia idroelettrica. E una sfida ancora tutta da giocare per il futuro, quella sulla manutenzione diffusa del territorio, perché senza un’attenzione costante non si può pensare di mantenere la montagna in sicurezza.
È un bilancio in chiaroscuro quello che Legambiente traccia sulla Legge Valtellina nell’anniversario dell’alluvione, un’analisi incentrata su interventi e dati per tirare le somme delle risposte ai tragici eventi del 1987 e proporre qualche riflessione per il futuro.
Si intitola “Trent’anni dopo la catastrofe” il report presentato ieri a Sondrio e disponibile online, «un intervento diverso dalle giuste commemorazioni di queste settimane, per stilare una carrellata su quanto fatto in questo trentennio», ha spiegato ieri Giovanni Bettini a nome dell’associazione ambientalista.
Nell’attuazione della Legge Valtellina, hanno spiegato Bettini, il responsabile scientifico di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine e Ruggero Spada «non si sono avute inefficenze simili a quelle dell’Irpinia o del Belice», ma non bisogna dimenticare che i provvedimenti post-alluvione nacquero «nella fase prima di Tangentopoli, anni nei quali sui costi e sulla spesa pubblica si era piuttosto allegri».
Così la legge approvata nel 1990 «mise a disposizione le risorse dovute per il ripristino materiale ed economico di una vallata così profondamente ferita, ma poi la mano si è allargata», ha sottolineato Di Simine.
In passato Legambiente ha puntato il dito contro le «opere evitabili» a cui sono state destinate molte delle risorse stanziate negli anni e anche nel nuovo report non mancano le critiche su «cementificazione dei corsi d’acqua, canali di gronda rivelatisi inutili, ciclopiche arginature».
Nel complesso, «rispetto ad altre leggi emergenziali i risultati sono stati conseguiti», ha rimarcato Di Simine, ma restano ancora importanti «nodi irrisolti», primi fra tutti «i “bacini prioritari”, Val Pola, Val Tartano e Mallero, gli unici interventi non ancora chiusi, con il caso del bypass della frana di Spriana incompiuto che grida vendetta».
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