
Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 27 Marzo 2016
«Serve il coraggio di abbracciare la croce»
Alla processione di venerdì l’arciprete di Sondrio ha incoraggiato i sondriesi ad affrontare questi difficili tempi. «Possiamo continuare a lamentarci e borbottare, oppure seguire Gesù che ci chiede di abbandonare le comodità».
Con la benedizione del fuoco da cui è stata attinta la fiamma per accendere il cero pasquale, simbolo di Gesù risorto, si sono aperte ieri sera le solenni celebrazioni della veglia pasquale in collegiata e nelle chiese della Beata Vergine del Rosario e di San Rocco. Il canto dell’annuncio di Pasqua e le numerose letture bibliche proposte hanno poi segnato il prosieguo di quella che per i cattolici è la celebrazione più importante dell’anno. Il suono festoso delle campane, che avevano smesso di battere i loro rintocchi giovedì sera, assieme al canto dell’alleluia, sospeso nel tempo di Quaresima, hanno espresso la gioia pasquale. Quindi, prima che il rito proseguisse come nelle Messe consuete, si è svolta la liturgia battesimale, che in collegiata ha segnato l’ingresso nella comunità dei credenti per i piccoli Camilla, Carlotta e Marco.
Significativa la partecipazione di fedeli, come già era stato venerdì sera, in occasione della tradizionale processione cittadina con il simulacro del Cristo morto. Al termine del rito la collegiata non è riuscita a contenere tutti i presenti, che lungo il tragitto sono stati invitati a meditare con sei stazioni della Via Crucis accompagnate da commenti di Papa Francesco. All’arrivo in chiesa, anche l’arciprete, monsignor Marco Zubiani, ha voluto offrire degli spunti di riflessione, con un forte richiamo all’attualità e un invito all’accoglienza di chi soffre. «Gesù ha scelto la croce per manifestarci il suo amore, la sua bontà e la sua cura nei confronti di ciascuno di noi - ha esordito il sacerdote -. Gesù ha preso la sua croce, l’ha abbracciata. E allora, nella nostra vita abbiamo due possibilità. La prima è quella di lasciarci caricare addosso la croce e credo che a volte questa sia una necessità, come nel caso di malattie, sofferenze, debolezze, fragilità e la morte: è la croce che ci viene messa addosso e che non possiamo sfuggire. Ma Gesù chiede anche a noi di prendere e abbracciare la croce. Cioè di essere persone che lasciano le loro comodità, la loro tranquillità e si fanno carico di essere operatori di pace, di essere affamati e assetati di giustizia, di essere capaci di voler costruire un mondo nuovo, diverso da quello attuale».
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